Post

Visualizzazione dei post da febbraio, 2022

(Redazione) - Lo spazio vuoto tra le lettere - 05 - Le mani e il Poeta

Immagine
di Sergio Daniele Donati Le mani sono le parti del corpo umano che più manifestano la presenza dell ' altro da noi; in noi. Con le mani apprendiamo distanze e protezioni dal mondo.  Con le mani sempre col mondo veniamo in contatto. Le mani sono portatrici del bene e del male che creiamo nella nostra breve esistenza. Le mani trattengono, le mani si aprono e lasciano andare. Le mani benedicono. Hirokazu Kobayashi Il grande maestro giapponese Hirokazu Kobayashi ( 1) , che ho avuto modo di incontrare più volte nelle mie peregrinazioni nel mondo delle arti marziali, diceva: " Le nostre mani non sono nostre . Sono corpi estranei, provenienti da mondi altri, attaccate al nostro corpo per indicarci la Via".  Ho faticato molto a comprendere il senso di quel messaggio sino a che non mi sono ricordato dei miei studi sul pensiero ebraico.  Ogni lettera dello alef-bet ( 2)  richiama una parte del corpo e ce ne sono due che ricordano la centralità delle mani nel percorso spirituale.  L

(Redazione) - Lo spazio vuoto tra le lettere - 05 - Le mani e il Poeta

Immagine
A cura di Sergio Daniele Donati Le mani sono le parti del corpo umano che più manifestano la presenza dell ' altro da noi; in noi. Con le mani apprendiamo distanze e protezioni dal mondo.  Con le mani sempre col mondo veniamo in contatto. Le mani sono portatrici del bene e del male che creiamo nella nostra breve esistenza. Le mani trattengono, le mani si aprono e lasciano andare. Le mani benedicono. Hirokazu Kobayashi Il grande maestro giapponese Hirokazu Kobayashi ( 1) , che ho avuto modo di incontrare più volte nelle mie peregrinazioni nel mondo delle arti marziali, diceva: " Le nostre mani non sono nostre . Sono corpi estranei, provenienti da mondi altri, attaccate al nostro corpo per indicarci la Via".  Ho faticato molto a comprendere il senso di quel messaggio sino a che non mi sono ricordato dei miei studi sul pensiero ebraico.  Ogni lettera dello alef-bet ( 2)  richiama una parte del corpo e ce ne sono due che ricordano la centralità delle mani nel percorso spiritu

Una memoria anfibia

Immagine
"Evanescenza" di Sergio Daniele Donati Sta nella pelle - tra le dita della mano -  una memoria anfibia. Gracidano i pensieri di notte - un ritmo lento; canto di passaggio - Tu questo lo sai e conosci il peso  della penna, prima che lasci sul foglio tracce alchemiche. Segni di trasformazione d'un silenzio di ghiaccio in parola; color indaco.

Due inediti di Gisella Genna

Immagine
Golfo iridescente, svegli d’azzurro gli occhi son visti, non chiedono, devono questi essere perle, venature nell’alto campo del cielo. ___ Tra pensiero e pensiero - fuori dall’abbazia l’esatto sentire ed erba rossa attendono pioggia crepuscolare. Siamo io e te, padre. _____ NOTE BIO-BIBLIOGRAFICHE Gisella Genna è nata nel 1973 a Milano, dove vive e lavora. Giornalista e docente, si occupa di moda. A marzo 2020 è uscita per Interno Poesia la sua prima raccolta in versi Quarta stella . Si sono occupati della sua poesia blog letterari e riviste cartacee e online tra cui La Lettura – Corriere della Sera, la Repubblica, Atelier, La dimora del tempo sospeso, Carteggi Letterari, Il Rifugio dell'Ircocervo, Rai Poesia, Inverso, e altri.

Due poeti allo specchio (Viviana Viviani e Sergio Daniele Donati)

Immagine
IO SO CHE TU SAI Io so che tu sai del passo che si fa incerto alla porta del Silenzio, e sai dell'ironia che soccorre la mano incapace di accogliere sul palmo gocce dell'olio più sacro. Io so che tu sai e sorrido di nascosto del tuo finto stupore. (Sergio Daniele Donati - Inedito 2022) SO IL SILENZIO So il silenzio cavo delle montagne e quello fragile della notte la reticenza ostinata del telefono il mormorio inudibile del ripensamento e il tepore muto dell’intimità. Solo mi è ignoto il silenzio di quando tu non parli. (Viviana Viviani - Inedito 2022)

(Redazione) - Dissolvenze - 04 - Carambola (su Arnold Odermatt)

Immagine
di Arianna Bonino La Rolleiflex è un oggetto bellissimo.  Io non ho idea di come si scattino fotografie cosiddette professionali né tantomeno artistiche, ma anche solo a guardarla, la Rolleiflex è già di per sé un oggetto meraviglioso.  È una reflex biottica, vale a dire una macchina dotata di due obiettivi, uno disposto sopra l’altro, in verticale.  Fu la tedesca Franke&Heidecke a commercializzare dal 1929 questo tipo di macchina fotografica, destinata evidentemente ai professionisti del settore.  I due obiettivi della Rolleiflex avevano compiti specializzati: uno serviva per la ripresa, l’altro per comporre l’inquadratura.  Questo gioiellino di tecnica fu la soluzione al problema dei continui scambi tra vetro smerigliato e porta lastre che rendevano complicato e snervante il lavoro dei professionisti dotati di macchine fotografiche di diversa fattura.  La Rolleiflex è una macchina portentosa anche per la robustezza, la qualità ottica, la luminosità del mirino e soprattutto per v

(Redazione) - Dissolvenze - 04 - Carambola (su Arnold Odermatt)

Immagine
A cura di Arianna Bonino La Rolleiflex è un oggetto bellissimo.  Io non ho idea di come si scattino fotografie cosiddette professionali né tantomeno artistiche, ma anche solo a guardarla, la Rolleiflex è già di per sé un oggetto meraviglioso.  È una reflex biottica, vale a dire una macchina dotata di due obiettivi, uno disposto sopra l’altro, in verticale.  Fu la tedesca Franke&Heidecke a commercializzare dal 1929 questo tipo di macchina fotografica, destinata evidentemente ai professionisti del settore.  I due obiettivi della Rolleiflex avevano compiti specializzati: uno serviva per la ripresa, l’altro per comporre l’inquadratura.  Questo gioiellino di tecnica fu la soluzione al problema dei continui scambi tra vetro smerigliato e porta lastre che rendevano complicato e snervante il lavoro dei professionisti dotati di macchine fotografiche di diversa fattura.  La Rolleiflex è una macchina portentosa anche per la robustezza, la qualità ottica, la luminosità del mirino e soprattutt

( Redazione ) - Su "Partiture di pelle" - silloge di Mattia Cattaneo, Architetti delle Parole ed. 2021

Immagine
Partiture di pelle, recente silloge del poeta Mattia Cattaneo ( Architetti delle Parole ed., 2021) rappresenta una sorta di viaggio musicale nel corpo della parola .  Già il richiamo del titolo della raccolta è portatore di un profumo particolare, dai sentori di cuoio e pelli, che tanto ricorda le botteghe artigiane in cui si conciano le migliori pelli per dei tamburi di pregio.  E l'artigianalità di questa silloge deve essere intesa qui nel suo significato più puro ed elevato;  ciò che richiama ad una abilità fina di modellare i materiali con perizia certosina.  È solo infatti di una raffazzonata idea d'arte pensare che essa esuli dall'idea di artigianato, che esorbiti dal rapporto profondo che ogni espressione artistica ha col corpo di chi si mette al servizio di una Musa. Ma leggendo Mattia Cattaneo è impossibile cadere in questa trappola, giacché l'autore stesso al corpo ci riporta sempre.  Parola come corpo, come pelle e midollo. E ci troviamo estasiati

( Redazione ) - Su "Partiture di pelle" - silloge di Mattia Cattaneo, Architetti delle Parole ed. 2021

Immagine
Partiture di pelle, recente silloge del poeta Mattia Cattaneo ( Architetti delle Parole ed., 2021) rappresenta una sorta di viaggio musicale nel corpo della parola .  Già il richiamo del titolo della raccolta è portatore di un profumo particolare, dai sentori di cuoio e pelli, che tanto ricorda le botteghe artigiane in cui si conciano le migliori pelli per dei tamburi di pregio.  E l'artigianalità di questa silloge deve essere intesa qui nel suo significato più puro ed elevato;  ciò che richiama ad una abilità fina di modellare i materiali con perizia certosina.  È solo infatti di una raffazzonata idea d'arte pensare che essa esuli dall'idea di artigianato, che esorbiti dal rapporto profondo che ogni espressione artistica ha col corpo di chi si mette al servizio di una Musa. Ma leggendo Mattia Cattaneo è impossibile cadere in questa trappola, giacché l'autore stesso al corpo ci riporta sempre.  Parola come corpo, come pelle e midollo. E ci troviamo estasiati ad

( Redazione ) - Su "Partiture di pelle" - silloge di Mattia Cattaneo, Architetti delle Parole ed. 2021

Immagine
Partiture di pelle, recente silloge del poeta Mattia Cattaneo ( Architetti delle Parole ed., 2021) rappresenta una sorta di viaggio musicale nel corpo della parola .  Già il richiamo del titolo della raccolta è portatore di un profumo particolare, dai sentori di cuoio e pelli, che tanto ricorda le botteghe artigiane in cui si conciano le migliori pelli per dei tamburi di pregio.  E l'artigianalità di questa silloge deve essere intesa qui nel suo significato più puro ed elevato;  ciò che richiama ad una abilità fina di modellare i materiali con perizia certosina.  È solo infatti di una raffazzonata idea d'arte pensare che essa esuli dall'idea di artigianato, che esorbiti dal rapporto profondo che ogni espressione artistica ha col corpo di chi si mette al servizio di una Musa. Ma leggendo Mattia Cattaneo è impossibile cadere in questa trappola, giacché l'autore stesso al corpo ci riporta sempre.  Parola come corpo, come pelle e midollo. E ci troviamo estasiati ad

Due poeti ancora davanti a Man Ray (Rita Bonetti e Sergio Daniele Donati)

Immagine
SERVE UN TALENTO E se io ti amassi senza avere il coraggio di dirtelo? Non trovo una soluzione Serve un talento da poeta per passare le ore a scolpire parole oppure restare appesi come trapezisti a fare salti mortali nell'aria per ora ti guardo da lontano amare chi non sono e non sarò mai tu che resti nella luce avvelenata mentre la notte diaccia il vetro delle mie pupille e l'ombra del tuo corpo sul mio letto sfatto (Rita Bonetti - inedito 2022) DOVE CULMINA L'AMORE Sai pensavo che là, dove culmina l'amore, radica il seme dell'assenza; e trova terreno bruno e fertile il grido della mancanza. Ci vuol talento - è vero - a distogliere lo sguardo dalla piena d'un fiume, e a posarlo lontano sulle albe della solitudine. Siamo sempre altrove e inadatti a dirci funamboli del sogno; eppure là, in alto, ci rende languidi la luce di stelle forse ormai spente. Non c'è scalpello che possa dare forma a una parola capace di contenere la

Due poeti ancora davanti a Man Ray (Rita Bonetti e Sergio Daniele Donati)

Immagine
SERVE UN TALENTO E se io ti amassi senza avere il coraggio di dirtelo? Non trovo una soluzione Serve un talento da poeta per passare le ore a scolpire parole oppure restare appesi come trapezisti a fare salti mortali nell'aria per ora ti guardo da lontano amare chi non sono e non sarò mai tu che resti nella luce avvelenata mentre la notte diaccia il vetro delle mie pupille e l'ombra del tuo corpo sul mio letto sfatto (Rita Bonetti - inedito 2022) DOVE CULMINA L'AMORE Sai pensavo che là, dove culmina l'amore, radica il seme dell'assenza; e trova terreno bruno e fertile il grido della mancanza. Ci vuol talento - è vero - a distogliere lo sguardo dalla piena d'un fiume, e a posarlo lontano sulle albe della solitudine. Siamo sempre altrove e inadatti a dirci funamboli del sogno; eppure là, in alto, ci rende languidi la luce di stelle forse ormai spente. Non c'è scalpello che possa dare forma a una parola capace di contenere la nostra sobr

Due poeti ancora davanti a Man Ray (Rita Bonetti e Sergio Daniele Donati)

Immagine
SERVE UN TALENTO E se io ti amassi senza avere il coraggio di dirtelo? Non trovo una soluzione Serve un talento da poeta per passare le ore a scolpire parole oppure restare appesi come trapezisti a fare salti mortali nell'aria per ora ti guardo da lontano amare chi non sono e non sarò mai tu che resti nella luce avvelenata mentre la notte diaccia il vetro delle mie pupille e l'ombra del tuo corpo sul mio letto sfatto (Rita Bonetti - inedito 2022) DOVE CULMINA L'AMORE Sai pensavo che là, dove culmina l'amore, radica il seme dell'assenza; e trova terreno bruno e fertile il grido della mancanza. Ci vuol talento - è vero - a distogliere lo sguardo dalla piena d'un fiume, e a posarlo lontano sulle albe della solitudine. Siamo sempre altrove e inadatti a dirci funamboli del sogno; eppure là, in alto, ci rende languidi la luce di stelle forse ormai spente. Non c'è scalpello che possa dare forma a una parola capace di contenere la nostra sobr

Fa' che non torni (la follia di Odisseo)

Immagine
  Foto di Sergio Daniele Donati No. Fa' che non torni quell'onda ancora lontana; lascia che si sperda nell'abbraccio da macellaio  di Oceano la schiuma che ustiona. Fa' che quell'onda non riporti sulle spiagge ch'io ho pulito con maniacale minuzia il liquame del ricordo. E fa' che il mormorio subacqueo  di chi trama un ritorno sanguinario  sia assorbito da un cielo di perla. Oppure fa' ch'io non torni; dai spinta eterna al mio calcagno e portami lontano da questa spiaggia che ho troppo irrorato  di speranza infantile; perché, lo sai, la sabbia, anche se innaffiata dall'acqua più pura non dà virgulto e le orme del profeta sono cancellate dall'onda  della colpa. Fa' che non torni - ch'io non torni - e cambia il nome  in quello che urlai al monocolo di Polifemo. Non fu scherzo né trucco, allora; fu forse l'unica volta  che diedi voce  al mio profondo desiderio di diluirmi nell'oblio. E allora, fa' che non torni  a pulsare nel