(Redazione) - Il cinema della Memoria a cura di Stefania Lombardi

di Stefania Lombardi

Ariel Viterbo, la cui testimonianza è contenuta all’interno del libro “Memorie di Lucy Kalika”, scrive, a proposito del citato libro:

La vera memoria si costruisce con i libri, con libri come questo”.
Nel libro, infatti, tutto è raccontato con dovizia di particolari e sembra di vivere le vicende in prima persona con la protagonista.
Molti film hanno trattato di Olocausto e di Shoah.
Nei film abbiamo diverse licenze narrative e la costruzione è più sul piano emozionale.
Si poteva evitare? E se fosse andata diversamente?
Alcuni film, modello “what if” rispondono catarticamente, riscrivendo la storia.
Accade così in “Bastardi senza gloria” di Tarantino. Con Tarantino dobbiamo immaginare.
Come scrissi nel 2009 in un mio blog, immaginiamo una classica trama a intreccio con tre storie parallele che si intersecano e con dei piani meditati dai protagonisti che si sovrappongono tra loro.
Si sovrappongono ma i rispettivi piani di tutti quanti conducono a un unico cinema.
Immaginiamo di dover riscrivere la storia e immaginiamo che questa storia sia ambientata nella Francia occupata dai nazisti.
Prendiamo il celebre fumetto di Spiegelman il quale disegnava gli ebrei raffigurandoli come topi; prendiamo la Francia di fine Ottocento in ginocchio per l’affaire Dreyfus, il celebre soldato ebreo-alsaziano accusato di spionaggio; ora mischiamo tutti questi elementi.
Ci ritroviamo in una storia di spie; non siamo nella Francia dell’Ottocento (quella dell’affaire Dreyfus) ma nella Francia nazista e c’è ancora una Dreyfus (anch’ella ebrea) che scampa allo sterminio della propria famiglia a opera del colonnello SS Hans Landa, interpretato dall’eccellente attore austriaco Christoph Waltz.
Abbiamo un gruppo che si fa chiamare “i bastardi” che trova il proprio motivo di gloria nel prendere lo scalpo ai nazisti e che si affiancherà a una spia, un’attrice tedesca che trama contro la sua nazione. Abbiamo le gesta del colonnello nazista che interferisce nei destini dei protagonisti.
Anche se inizialmente non potrebbe sembrare un film di Tarantino, dopo 5 minuti dalla presentazione di uno dei “bastardi”, appare chiaro che non solo è Tarantino ma anche al suo massimo grado.
Tanti i riferimenti! Il film stesso è un omaggio a “Quel maledetto treno blindato” di Enzo G. Castellari (1977) e che fu trasmesso negli States con il titolo, appunto, di “Bastardi senza gloria”.
E che dire della trappola del cinema nel cinema! Come il dramma teatrale di Amleto utilizza una trappola per mezzo del teatro (metateatro) e la chiama “trappola per topi”, atta a catturare la coscienza dello zio assassino del padre; qui, in “Bastardi senza gloria”, è il cinema che si serve del cinema per catturare (come topi) i nazisti e questo piano è partorito appunto da Shosanna Dreyfus, l’ebrea che inizialmente scappa dal braccio della morte di Hans Landa.
Shosanna è l’ebrea che da “topo” arriva a capovolgere la situazione trasformando i nazisti stessi in topi. Anche allegoricamente, quindi, la storia è stata riscritta. Non solo. Una donna che simbolicamente, come ogni donna, è la madre terra e generazione, qui diventa distruzione perché la madre terra abbandona sempre chi non la rispetta divenendo matrigna.
Allegorico anche il vestito di Shosanna che riprende l'elemento utilizzato per distruggere.
Shosanna è vittima, madre/matrigna terra e femme fatale.
Chi non ha provato catarsi con questo film?
Di tutt’altro genere è la pseudo catarsi del film “Il bambino con il pigiama a righe” perché il destino impietoso che non guarda in faccia nessuno può prendere un bimbo ebreo e un bimbo figlio di nazisti attraverso la bellezza di un’amicizia. La loro innocenza è sacrificata.
A volte, per difficoltà di approccio, per pudore, timore, celia o voglia di sperimentare, il tema è stato trattato come sogno, quasi favola.
A questa categoria possono essere ascritti “Train de vie” (Un treno per vivere) e “La vita è bella”.
Con “La vita è bella” c’è un intento dichiarato mentre, con “Train de vie”, solo negli ultimi secondi ci si rende conto di aver visto tutt’altro genere di film.
Di tutt’altro respiro è “Jona che visse nella balena” in quanto film tratto da un romanzo autobiografico di Jona Oberski e intitolato “Anni d'infanzia. Un bambino nei lager”.
Stesso discorso per “Schindler's List” (La lista di Schindler), film del 1993 prodotto e diretto da Steven Spielberg, interpretato da Liam Neeson. Ispirato al romanzo “La lista di Schindler” di Thomas Keneally e basato sulla vera storia di Oskar Schindler.
Sempre nello stesso filone abbiamo “Il pianista (The Pianist), film del 2002 diretto da Roman Polański e tratto dal romanzo autobiografico omonimo di Władysław Szpilman.
Continuando a restare, appunto, nei temi delle autobiografie, “La stella di Andra e Tati” ci fa capire come certi avvenimenti possano essere raccontati anche ai più piccini, anzi: devono essere raccontati. Per il loro tessuto umano. Per non dimenticare.
Il celebre diario di Anna Frank ha avuto varie trasposizioni cinematografiche e la più recente è un cartone animato (“Anna Frank e il diario segreto”) del 2021 e trasmesso in Italia nel 2022.
Nel filone dei cartoni abbiamo “Anne no nikki”, film d'animazione del 1995 diretto da Akinori Nagaoka, prodotto dallo studio Madhouse e ancora inedito in Italia.
Anne Frank, la mia migliore amica”, del 2021, è il primo film olandese sulla vita di Anna Frank e racconta l'amicizia tra Hanneli Goslar e Anna Frank dal punto di vista di Hanneli. È ispirato al libro “Mi ricordo Anna Frank - Riflessioni di un'amica di infanzia” (Memories of Anne Frank: Reflections of a Childhood Friend). Film disponibile in streaming sulle più note piattaforme in abbonamento.
Restando sullo stesso libro come fonte d’ispirazione, abbiamo “Mi ricordo Anna Frank”, film televisivo italiano diretto da Alberto Negrin e anche qui compare, pertanto, Hanneli Goslar.
Das Tagebuch der Anne Frank” è un film del 2016 diretto da Hans Steinbichler e distribuito il 3 marzo 2016 in Germania e in Austria.
Ma, credo, saranno in moltissimi a ricordare “Il diario di Anna Frank” (The Diary of Anne Frank), film del 1959 diretto da George Stevens e girato a 14 anni di distanza dalla morte di Anna Frank.
E non possiamo farci mancare nemmeno le perle rare come “Fiamme su Varsavia” e il “Il Pugile e la morte”; o quelli quasi sconosciuti come “Persona non grata” o film appena usciti (25 gennaio 2023) come “Hometown”; oppure film girati subito dopo la guerra come “L’ultima tappa” o quelli che sono ormai indimenticabili come “Ballata per un condannato”, “La signora dello zoo di Varsavia” e “La rivolta.”
Non fanno parte di questa carrellata altri film che trattano di quel periodo, della guerra, di Hitler, ma che non sono direttamente connessi alla Shoah.
Dalla catarsi, alla favola, ai temi nudi e crudi, la memoria cinematografica non ci abbandona.
Vogliamo, care lettrici e cari lettori, aggiungere anche noi dei film a questa carrellata? Vogliamo anche dire perché e cosa questi film ci hanno lasciato? 
Grazie.
Per non dimenticare.

Per la redazione
Stefania Lombardi
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