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Visualizzazione dei post da febbraio, 2023

(Redazione) - Lo spazio vuoto tra le lettere - 17 - Su "La dittatura dell'amore" di Antonio Nazzaro (Edizioni Delta, 2022)

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di Sergio Daniele Donati Perdita e assenza sono due sostantivi così vicini tra loro che nel linguaggio comune si tende a renderli sinonimi. Entrambi richiamano il regno della mancanza, di ciò che non è, o almeno non è più con noi .  Entrambi ci fanno abbassare lo sguardo al suolo e creano quel nostalgico rimpianto che è una delle fonti del poetare quando eccelso. Eppure Perdita e Assenza hanno anche un contenuto opposto, perché si può perdere solo ciò che si è avuto, mentre certe assenze sono ab origine.  E solo il poeta sa distinguere le diverse tinte d'un rimpianto per ciò che si è perso e il vuoto di un'assenza nata col nostro stesso primo respiro. La perdita delinea il perimetro di un mondo che conosciamo - nostro - l'assenza è la misura del continente dell'Altrove. La silloge di Antonio Nazzaro "La dittatura dell'amore"  (Edizioni Delta, 2022)  nel suo delineare la sofferenza di una perdita e di una mancanza che lascia solchi profondi sia in chi scri

(Redazione) - Lo spazio vuoto tra le lettere - 17 - Su "La dittatura dell'amore" di Antonio Nazzaro (Edizioni Delta, 2022)

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A cura di Sergio Daniele Donati Perdita e assenza sono due sostantivi così vicini tra loro che nel linguaggio comune si tende a renderli sinonimi. Entrambi richiamano il regno della mancanza, di ciò che non è, o almeno non è più con noi .  Entrambi ci fanno abbassare lo sguardo al suolo e creano quel nostalgico rimpianto che è una delle fonti del poetare quando eccelso. Eppure Perdita e Assenza hanno anche un contenuto opposto, perché si può perdere solo ciò che si è avuto, mentre certe assenze sono ab origine.  E solo il poeta sa distinguere le diverse tinte d'un rimpianto per ciò che si è perso e il vuoto di un'assenza nata col nostro stesso primo respiro. La perdita delinea il perimetro di un mondo che conosciamo - nostro - l'assenza è la misura del continente dell'Altrove. La silloge di Antonio Nazzaro "La dittatura dell'amore"  (Edizioni Delta, 2022)  nel suo delineare la sofferenza di una perdita e di una mancanza che lascia solchi profondi sia in c

(Redazione) - Lo spazio vuoto tra le lettere - 17 - Su "La dittatura dell'amore" di Antonio Nazzaro (Edizioni Delta, 2022)

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A cura di Sergio Daniele Donati Perdita e assenza sono due sostantivi così vicini tra loro che nel linguaggio comune si tende a renderli sinonimi. Entrambi richiamano il regno della mancanza, di ciò che non è, o almeno non è più con noi .  Entrambi ci fanno abbassare lo sguardo al suolo e creano quel nostalgico rimpianto che è una delle fonti del poetare quando eccelso. Eppure Perdita e Assenza hanno anche un contenuto opposto, perché si può perdere solo ciò che si è avuto, mentre certe assenze sono ab origine.  E solo il poeta sa distinguere le diverse tinte d'un rimpianto per ciò che si è perso e il vuoto di un'assenza nata col nostro stesso primo respiro. La perdita delinea il perimetro di un mondo che conosciamo - nostro - l'assenza è la misura del continente dell'Altrove. La silloge di Antonio Nazzaro "La dittatura dell'amore"  (Edizioni Delta, 2022)  nel suo delineare la sofferenza di una perdita e di una mancanza che lascia solchi profondi sia in c

Due poeti allo specchio (Ugo Mauthe e Sergio Daniele Donati)

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c’è un muro montaliano vetri feriscono la mano troppo alto per saltare non si può aggirare ma certe sporgenze come gradini in evidenza per salire oltre il bordo affacciarsi sul ricordo o scoprire l’al di là di cui nessuno sa ... e se oltre ci fosse un mare di petali rossi soffici virgole in distesa per una dolce resa? Ugo Mauthe - inedito 2023 (...) e ciò che cela e ciò che è celato e il desiderio che lento cala da stelle morte a indicarci la via e lo sguardo che finalmente si posa s'un orizzonte d'ambra, io tutto questo mai l'ho visto ne ho sentito la voce, forse, nelle pause in cui la parola roca e barbuta del Salmista soffiava volute di lemmi tra i silenzi del creato. e ciò che cela e ciò che è celato e ciò che cade da una mano troppo distratta e saggia per trattenere altro sul palmo che non siano stille d'olio sacro e ciò che non dirò perché non va detto e ciò che non dirò per non dirlo male (...) _________ NOTE BIOBIBLIOGRAFICHE Ugo Mauthe ha una lunga storia prof

(Redazione) - Dissolvenze - 16 - Stelle di polvere

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di Arianna Bonino Di tutte le ignominie della guerra, la più grande è il fatto  che quell’unica invenzione che ha portato l’umanità più vicina alle stelle è servita soltanto a dar prova della sua bassezza anche nei cieli, quasi che in terra non vi fosse spazio abbastanza. ( Karl Kraus, “Gli ultimi giorni dell’umanità” ) Quella notte Hélène, immobile, dormiva, senza sapere nulla. Dormiva il sonno dei suoi sei anni e sognava, senza sapere di sognare. Suo padre non la svegliò: ma la guardò come non aveva mai fatto prima e come non avrebbe fatto mai più. Il sonno è una morte momentanea. E suo padre la voleva così: come morta. Hélène dormiva come in un’inconsapevole tanatosi. E poi lui cominciò a lavorare. Tutta una notte e un intero giorno. Era il 27 Aprile 1937, una notte silenziosa e limpida, così diversa e lontana da quella appena passata. La bambina dormiva, modella ignara, e il padre la ritraeva, scolpendola in forma bianca.  Una Hélène di gesso. Le mani lavoravano furiosa

(Redazione) - Dissolvenze - 16 - Stelle di polvere

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A cura di Arianna Bonino Di tutte le ignominie della guerra, la più grande è il fatto  che quell’unica invenzione che ha portato l’umanità più vicina alle stelle è servita soltanto a dar prova della sua bassezza anche nei cieli, quasi che in terra non vi fosse spazio abbastanza. ( Karl Kraus, “Gli ultimi giorni dell’umanità” ) Quella notte Hélène, immobile, dormiva, senza sapere nulla. Dormiva il sonno dei suoi sei anni e sognava, senza sapere di sognare. Suo padre non la svegliò: ma la guardò come non aveva mai fatto prima e come non avrebbe fatto mai più. Il sonno è una morte momentanea. E suo padre la voleva così: come morta. Hélène dormiva come in un’inconsapevole tanatosi. E poi lui cominciò a lavorare. Tutta una notte e un intero giorno. Era il 27 Aprile 1937, una notte silenziosa e limpida, così diversa e lontana da quella appena passata. La bambina dormiva, modella ignara, e il padre la ritraeva, scolpendola in forma bianca.  Una Hélène di gesso. Le mani lavoravano fu

(Redazione) - Dissolvenze - 16 - Stelle di polvere

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A cura di Arianna Bonino Di tutte le ignominie della guerra, la più grande è il fatto  che quell’unica invenzione che ha portato l’umanità più vicina alle stelle è servita soltanto a dar prova della sua bassezza anche nei cieli, quasi che in terra non vi fosse spazio abbastanza. ( Karl Kraus, “Gli ultimi giorni dell’umanità” ) Quella notte Hélène, immobile, dormiva, senza sapere nulla. Dormiva il sonno dei suoi sei anni e sognava, senza sapere di sognare. Suo padre non la svegliò: ma la guardò come non aveva mai fatto prima e come non avrebbe fatto mai più. Il sonno è una morte momentanea. E suo padre la voleva così: come morta. Hélène dormiva come in un’inconsapevole tanatosi. E poi lui cominciò a lavorare. Tutta una notte e un intero giorno. Era il 27 Aprile 1937, una notte silenziosa e limpida, così diversa e lontana da quella appena passata. La bambina dormiva, modella ignara, e il padre la ritraeva, scolpendola in forma bianca.  Una Hélène di gesso. Le mani lavoravano f

Due poeti allo specchio (Ilaria Sordi e Sergio Daniele Donati)

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DOVE FINISCE IL CIELO - Dove finisce il cielo? - mi domandi. - Forse proprio là dove inizia, nell’orizzonte che pare immoto, se fermo, lo si fissa. Eppure tendendo la mia mano all’opposta sponda di sfiorare mi illudo la tua mentre il vento gioca tra le asole di una camicia. La nostalgia veste sempre una taglia in meno come la parola attillata ad ogni addio, a nostra insaputa almeno, così ti porto tatuato in un ultimo lungo sguardo quando sfugge un sospiro a labbra socchiuse e non oso pronunciarti per nome neanche Dio fossi tu per poco. (Ilaria Sordi - inedito 2023) LA LEGGE Dove finisce il cielo inizia il desiderio;  una coda di cometa  che scende piano dall'assenza al ricordo,  liberata da ogni parola.  Se canto la sobria gioia  celata nelle pieghe  del tuo nome temo si perda in un suono  l'acqua pura che riesco  a trattenere nei palmi delle mani. È di quest'acqua di ghiacciaio - nostro comune sollievo - che si nutre il cielo; ¹ il fuoco del tuo nome lo ce

Due poeti allo specchio (Ilaria Sordi e Sergio Daniele Donati)

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DOVE FINISCE IL CIELO - Dove finisce il cielo? - mi domandi. - Forse proprio là dove inizia, nell’orizzonte che pare immoto, se fermo, lo si fissa. Eppure tendendo la mia mano all’opposta sponda di sfiorare mi illudo la tua mentre il vento gioca tra le asole di una camicia. La nostalgia veste sempre una taglia in meno come la parola attillata ad ogni addio, a nostra insaputa almeno, così ti porto tatuato in un ultimo lungo sguardo quando sfugge un sospiro a labbra socchiuse e non oso pronunciarti per nome neanche Dio fossi tu per poco. (Ilaria Sordi - inedito 2023) LA LEGGE Dove finisce il cielo inizia il desiderio;  una coda di cometa  che scende piano dall'assenza al ricordo,  liberata da ogni parola.  Se canto la sobria gioia  celata nelle pieghe  del tuo nome temo si perda in un suono  l'acqua pura che riesco  a trattenere nei palmi delle mani. È di quest'acqua di ghiacciaio - nostro comune sollievo - che si nutre il cielo; ¹ il fuoco del tuo nome lo celo dun

Due poeti allo specchio (Ilaria Sordi e Sergio Daniele Donati)

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DOVE FINISCE IL CIELO - Dove finisce il cielo? - mi domandi. - Forse proprio là dove inizia, nell’orizzonte che pare immoto, se fermo, lo si fissa. Eppure tendendo la mia mano all’opposta sponda di sfiorare mi illudo la tua mentre il vento gioca tra le asole di una camicia. La nostalgia veste sempre una taglia in meno come la parola attillata ad ogni addio, a nostra insaputa almeno, così ti porto tatuato in un ultimo lungo sguardo quando sfugge un sospiro a labbra socchiuse e non oso pronunciarti per nome neanche Dio fossi tu per poco. (Ilaria Sordi - inedito 2023) LA LEGGE Dove finisce il cielo inizia il desiderio;  una coda di cometa  che scende piano dall'assenza al ricordo,  liberata da ogni parola.  Se canto la sobria gioia  celata nelle pieghe  del tuo nome temo si perda in un suono  l'acqua pura che riesco  a trattenere nei palmi delle mani. È di quest'acqua di ghiacciaio - nostro comune sollievo - che si nutre il cielo; ¹ il fuoco del tuo nome lo celo d

Due poeti allo specchio (Francesca Innocenzi e Sergio Daniele Donati)

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battesimo questa fuga dai nomi mi somiglia occhio che scansa il ghirigoro. Francesca Silvia Chiara – un battesimo di fluido gelo, un pianto a sbalzare le sillabe dall’altra che sarei stata. Chiara, bianco impasto di creta pelle propizia al richiamo. steppenwolf ¹ È l'altra che sei stata la senza nome tra le pieghe dei palmi delle tue mani, l'umida iride nelle sere d'autunno a cantare la nenia ripetuta del lento avanzare dell'Uomo nelle steppe della parola. Io no. Ebbi una diversa sorte e quelle stesse steppe accolsero i miei latrati alla luna; e fui un nome, poi due, poi tre - mai pronunciati però dalla voce assente  che mi abita. ___ NOTIZIE BIO-BIBLIOGRAFICHE  SUGLI AUTORI Francesca Innocenzi è nata a Jesi (Ancona). Laureata in lettere classiche, è dottoressa di ricerca in poesia e cultura greca e latina di età tardoantica. Ha pubblicato la raccolta di prose liriche Il viaggio dello scorpione (Il Filo 2005); la raccolta di racconti Un appla

Due poeti allo specchio (Francesca Innocenzi e Sergio Daniele Donati)

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battesimo questa fuga dai nomi mi somiglia occhio che scansa il ghirigoro. Francesca Silvia Chiara – un battesimo di fluido gelo, un pianto a sbalzare le sillabe dall’altra che sarei stata. Chiara, bianco impasto di creta pelle propizia al richiamo. steppenwolf ¹ È l'altra che sei stata la senza nome tra le pieghe dei palmi delle tue mani, l'umida iride nelle sere d'autunno a cantare la nenia ripetuta del lento avanzare dell'Uomo nelle steppe della parola. Io no. Ebbi una diversa sorte e quelle stesse steppe accolsero i miei latrati alla luna; e fui un nome, poi due, poi tre - mai pronunciati però dalla voce assente  che mi abita. ___ NOTIZIE BIO-BIBLIOGRAFICHE  SUGLI AUTORI Francesca Innocenzi è nata a Jesi (Ancona). Laureata in lettere classiche, è dottoressa di ricerca in poesia e cultura greca e latina di età tardoantica. Ha pubblicato la raccolta di prose liriche Il viaggio dello scorpione (Il Filo 2005); la raccolta di racconti Un applauso per