(Redazione) - Genere In-verso - 06 - Chi ha paura delle eroine dei fumetti?

 
di David La Mantia

Come nasce una eroina dei fumetti?
Beh, rispondere è abbastanza semplice.
Secondo una logica da contrappasso dantesco.
Attribuendole elementi specifici, che esasperino le caratteristiche tipiche dei maschi (la enorme forza di Wonder Woman, il coraggio smisurato di Batwoman, l’agilità di Catwoman) o, al contrario, “rovesciando” in attributi femminili eccezionali la sua identità profonda di donna (la sensualità di Eva Kant, l’umoralità di Harley Quinn, l’adolescente inquietudine e sensibilità di Kitty Pryde).
Tutto, risolto, dunque?
Assolutamente no. Perché dietro la loro bellezza, intelligenza e temerarietà le eroine nei fumetti mostrano spesso una evoluzione psicologica che le trasforma, da stereotipi e maschere da “commedia dell’arte” a vere e proprie allegorie di un modo di sentire il mondo e di interpretare la femminilità nel tempo in cui agiscono, nascono. E’ cosi che alla forza ed alla scaltrezza contrappongono quasi sempre altri lati dolci amari, fatti di innamoramenti, devozioni, di sacrifici.
Ecco come tutto è cambiato.
In principio, le donne nei fumetti erano semplici spalle dei maschi, magari delle comprimarie di lusso, ma sempre comprimarie. Supergirl, Batgirl, Catwoman allora apparivano e scomparivano nelle strisce dei veri protagonisti, i maschi, che facevano della loro forza e potenza la ragione stessa del loro esistere.
E’ nel 1942 che nasce Wonder Woman, probabilmente l’icona più fulgida del potere femminile nei fumetti. La principessa Diana di Temyscira è l’erede di una infinita tradizione di Amazzoni e da loro recupera bellezza, forza e nobiltà d’animo. Nonostante la sua dolcezza, emerge per la sua indipendenza, rovesciando una condizione femminile che nell’America di allora doveva essere tutto tranne che autonoma. Pensate che gioia attraversò gli occhi delle casalinghe che lessero le sue avventure, che speranza dette loro questo personaggio.
Catwoman era addirittura apparsa nel 1940 come un’agile criminale, una tra i tanti avversari di Batman. Selina Kyle, la donna gatto, dispone di un corpo flessibile, fa balzi che neanche i felini da cui prende il nome sono in grado di fare. E, naturalmente, vanta una forza fuori dal comune. A completare questa straordinarietà della sua tipizzazione, è grande esperta di arti marziali e possiede un Q.I. di gran lunga sopra la media. Anche qui, evidente una rivincita al femminile, una compensazione ad una condizione, che, come ho detto, in quegli anni era tutto tranne gradevole. L’evoluzione del personaggio è particolarmente evidente e, negli anni, da avversari, lei e Batman sono diventati una coppia affiatata contro il crimine.
Di contro, Eva Kant, la compagna di Diabolik, nata dalla penna delle sorelle Giussani negli anni sessanta, elimina proprio la caratteristica tipica dell’asservimento femminile, la passività, con i suoi corollari di dolcezza, sensibilità, dedizione agli altri. Eva è una ladra spietata, priva di scrupoli, crudele fino ad usare ogni mezzo per rubare.
Rimaniamo in quegli stessi anni, ma trasferiamoci negli USA. Pensiamo a Black Widow, la Vedova Nera, Natasha Romanoff, una magnifica spia russa esperta di arti marziali, una Mata Hari in gonnella dapprima comprimaria di Iron man, ambigua e nella sua ambiguità classico esempio di come la Guerra fredda non potesse essere esclusa dall’immaginario di quel tempo. E’ un esempio di femme fatale, nel solco di una tradizione letteraria, che, in Italia, parte almeno dalla monaca di Monza e dalla Pisana di Nievo, giù giù fino alla Fosca di Tarchetti ed alla splendida Elena Muti di D’annunzio
Siamo nel 1980. Appare in Daredavil un’altra eroina, questa volta di origine greca. Elektra è una ninja assassina, in grado di uccidere con una matita, con un banale foglio di carta. E’ una assassina perfetta, incredibile nel combattimento corpo a corpo, abile con le armi da fuoco, strepitosa nelle arti marziali. Qui la capacità di accudimento, forse la dote tipicamente piu femminile, è definitivamente rovesciata. La donna diventa un sicario.
Addirittura si giunge al rovesciamento del rovesciamento con Jessica Jones, un’investigatrice privata di Manhattan. La donna ha una vita apparentemente normale, che nega le sue straordinarie capacità da supereroina, caratterizzate da una forza sovrumana e dalla capacità di volare. La Jones ha sfruttato male i suoi poteri e si punisce per gli errori commessi, scegliendo una vita piccola ed apparentemente qualunque, come a voler espiare.
Quali altri spunti ricavare dalle eroine dei fumetti?
Tantissimi. Vediamo degli esempi.
Inizialmente presentata come spalla del cugino kryptoniano Superman, Kara, alias Supergirl, offre argomenti poco trattati nel mondo della graphic novel: l'allegria unita all’adolescenza, l’esplorazione della psicologia e dell’interiorità delle giovani donne, addirittura il tema dell’omosessualità femminile.
Kitty Pryde, l’eroina adolescente degli Xmen, raccoglie la tematica dell’impegno civile e non è solo una teenager con i suoi desideri e la sua instabilità emotiva, ma un'attivista per i diritti dei mutanti vera e propria. Il tema del diverso qui diventa il centro per una discussione più ampia ed articolata, per parlare delle paure di una intera società.
Harley Quinn, apparsa dapprima come cameo in Batman, è, invece, un’altra eroina a rovescio. Supercattiva come Eva Kant, risulta però meno algida, più complessa e, quasi sempre, squilibrata nelle scelte. E’ tutto fuorché la tipica damigella in pericolo. È un pessimo modello di vita nei suoi eccessi, eppure risulta semplice identificarsi in lei, nei suoi alti e bassi. E sentirla come una compagna di banco un po’ strampalata e buffa.
Assai interessante è il caso di She-Hulk, massima espressione della forza delle donne.
Contraltare al femminile del mostro verde, anch’essa si mostra imbattibile ed indistruttibile, senza nessuna apparente debolezza, non essendo solo un'eroina, ma perfino un avvocato di successo. Una perfetta donna in carriera, un modello per tante, capace di conciliare vari aspetti del mondo femminile, come pochi altri personaggi sono e saranno in grado di fare.
Wasp, Janet Van Dyne, è altro personaggio iconico. Archetipo delle superwomen di carta, è una donna ormai matura e totalmente indipendente, a tutto tondo, forte e fragile insieme. Questo suo esser “dividuo” la rende particolarmente contemporanea. Va ricordato che è stata lei a dare il nome agli Avengers.
Altro giro, altra ruota. Jean Grey, la prima e forse la più importante X-Woman di sempre, un'eroina che nel corso delle decadi si è evoluta, passando da teenager ribelle a donna di forti sentimenti e di eccessi: dall'amore per Ciclope, alla sua discesa agli inferi come Fenice Nera, fino al sacrificio estremo che porta con sé espiazione e redenzione.
Parlavamo di diversità e integrazione? Beh, Tempesta, mutante dotata di grandi poteri, uno dei pilastri del supergruppo degli Xmen, è la più importante supereroina di colore dei fumetti. Risulta abbastanza chiaro come la presenza di una eroina con tale colore della pelle sia da considerarsi fatto estremamente significativo per la società statunitense, un segno dell’importanza che la popolazione afroamericana ha progressivamente raggiunto negli anni. Il fatto che venga sentita come una leader del gruppo ne è ulteriore testimonianza.
Chiudiamo con due donne dell’universo Marvel, di sicuro il più importante nella fumettistica contemporanea. La Donna Invisibile, Susan Storm, è stata la prima eroina dell'universo di tale casa editrice, anche se il suo esordio non fu certo di grande spessore. In seguito si affermerà come centro emotivo e spirituale dei Fantastici quattro, per il suo essere madre,
gemellando lo straordinario potere dell’invisibilità con il ruolo tradizionale dell’accudimento.
Una degli ultimi prodotti del genio Marvel è Captain Marvel, che di giorno si chiama Monica ed è un sergente della guardia costiera di New Orleans. I suoi poteri hanno origine con l’esposizione della stessa ad un arma misteriosa che produceva energia extra-dimensionale (forse una critica all’inquinamento ormai inarrestabile delle acque?). Vola, costruisce campi magnetici, viaggia ad alte velocità sotto forma di energia. Resta importante il fatto che la casa editrice, per fidelizzare il pubblico, abbia sentito il bisogno di creare un personaggio che portasse il proprio nome. E che abbia scelto un personaggio femminile per questo. Quante cose sono mutate dalle prime apparizioni come comparsa delle nostre eroine.

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BIBILIOGRAFIA
Daniele Barbieri, Breve storia della letteratura a fumetti, Carocci, 2014

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