Echi di Fedro - Seconda fase - 05 - Giovanni Laera e Lara Pagani
Foto di pubblico dominio di Patrick Tomasso trovata sul sito Unsplash |
Da un’idea di Sergio Daniele Donati, accolta da tutta la redazione, è nato circa un anno fa il progetto Echi di Fedro. I lettori affezionati del blog sanno quale importanza abbiano in questo spazio temi quali: l’Altro, l’ascolto e lo scambio di pensiero e la natura sempre dialogica della scrittura poetica. Ascolto e scambio, poi, sono elementi fondamentali per la creazione di un dialogo, in particolare di un dialogo poetico in cui diverse voci prendono vita con fertili risultati.
Si è deciso di quando creare un vero e proprio spazio laboratoriale e sperimentale di dialogo dal titolo “Echi di Fedro”.
Inizialmente ogni redattrice/redattore ha proposto all’intera redazione di produrre un dialogo con un poeta scelto dal proponente ma approvato dall’intera redazione.
In seguito, in una prima fase, ogni redattrice/redattore ha contattato la voce poetica del panorama contemporaneo perché interagisse in dialogo poetico con lei/lui.
Questi primi laboratori poetici hanno dato vita a testi assolutamente inediti che potete trovare qui.
Questo è stato solo l’inizio di ciò che andremo a presentare. Terminata questa fase, infatti, la seconda parte del progetto è stata per la redazione quella di immaginare coppie (binomi) di voci poetiche che forse mai avrebbero pensato di dialogare se non stimolate dalla redazione di Le Parole di Fedro.
Questi Autori hanno accolto col sorriso la proposta e pensiamo che i risultati, che qui oggi vi presentiamo, siano andati oltre le nostre più rosee aspettative.
Sono stati esplorati dialetti, metrica, retorica e quell'orizzonte che si apre al senso nell’attimo in cui il poeta si pone in ascolto di qualcosa di diverso da ciò che è abituato a esplorare in solitaria.
La curatela della redazione tutta ha reso Echi di Fedro un laboratorio della parola che ci auguriamo possa in futuro arricchirsi di altre numerose voci poetiche del panorama contemporaneo e altre proposte saranno fatte in seguito.
Cogliamo l’occasione per ringraziare tutti coloro che hanno accettato di prendere parte a questo progetto, per essersi fidati e affidati, accettando di mettersi in gioco, studiare, modularsi su una voce altra scelta per loro da terzi.
Al termine di questa esperienza possiamo sicuramente affermare che essa ha rappresentato un momento di scambio autentico per tutte/tutti noi.
La Redazione de Le parole di Fedro
_______
IL DIALOGO
62.
Sin of self-love possesseth all mine eye,And all my soul, and all my every part;
And for this sin there is no remedy,
It is so grounded inward in my heart.
Methinks no face so gracious is as mine,
No shape so true, no truth of such account,
And for myself mine own worth do define,
As I all other in all worths surmount.
But when my glass shows me myself indeed
Beated and chopped with tanned antiquity,
Mine own self-love quite contrary I read:
Self so self-loving were iniquity.
’Tis thee, myself, that for myself I praise,
Painting my age with beauty of thy days.
William
Shakespeare, Sonnets
62.
Ce ji vogghie bene sckitte a mmè é pecchete
de l’uécchie mi, e de l’àneme, jinde e fore;
a stu pecchete nan ’ge stè remedie,
tanda so’ forte i ràteche ind’o’ core.
’A faccia mè é ’a cchiù bbéllafàtte o’ munne,
ji penze, e ’a forma so’ ’a cchiù vvere e schiétte,
e quande ji vele nan ’ge vele atturne
nessciune, e a ccere a ttutte ji so’ pérfétte.
Ma ce u specchière mostre a faccia majje
stanghe e scurciuète de nu vecchiaridde,
u bene ca me vogghie vè o’ condrarie:
amarse ad acchessì é nu tuérte a Ccriste.
Si’ ttu, ca tu sonde ji, ca ji avande, a ddè
i chelure a’ vecchième, ’a ggiuvenezze a mmè.
—
62.
i chelure a’ vecchième, ’a ggiuvenezze a mmè.
—
62.
Degli occhi miei è un peccato questo amare
me stesso, e della mia anima signore;
non c’è riscatto a un simile peccare,
tante radici mi ha cacciato in cuore.
Nessun volto è del mio più bello, ardisco,
né forma così vera, o vero uguale,
da solo il mio valore definisco
e valgo più di quanto ogni altro vale.
Ma se lo specchio mostra chi davvero
sono, sbattuto come un vecchio e vizzo,
l’amore mio lo leggo all’incontrario:
amarsi in questo modo è un torto a Cristo.
me stesso, e della mia anima signore;
non c’è riscatto a un simile peccare,
tante radici mi ha cacciato in cuore.
Nessun volto è del mio più bello, ardisco,
né forma così vera, o vero uguale,
da solo il mio valore definisco
e valgo più di quanto ogni altro vale.
Ma se lo specchio mostra chi davvero
sono, sbattuto come un vecchio e vizzo,
l’amore mio lo leggo all’incontrario:
amarsi in questo modo è un torto a Cristo.
Sei tu, che poi sono io, che io vanto, a darmi
colore e giovinezza – e un fiore: amarmi.
colore e giovinezza – e un fiore: amarmi.
(Giovanni Laera)
*
Non un narcisista
Ti pieghi sullo specchio: come amare
ti è difficile e breve. Non hai cuore,
si direbbe: sarebbe elementare
chiamarti narcisista, farti orrore
agli occhi degli astanti. Non finisco
di pensare però a come ti sale
davanti al vetro il disgusto. Capisco
frangibile il tuo polso, a niente vale
deprecarti: il tuo male è la tristezza
di una stanza abitata poi richiusa.
Ti credi grande poi piccolo, brezza
appena percettibile. La chiusa
*
Non un narcisista
Ti pieghi sullo specchio: come amare
ti è difficile e breve. Non hai cuore,
si direbbe: sarebbe elementare
chiamarti narcisista, farti orrore
agli occhi degli astanti. Non finisco
di pensare però a come ti sale
davanti al vetro il disgusto. Capisco
frangibile il tuo polso, a niente vale
deprecarti: il tuo male è la tristezza
di una stanza abitata poi richiusa.
Ti credi grande poi piccolo, brezza
appena percettibile. La chiusa
ti porti un fiore, l'amore insperato:
una carezza, il bacio meritato.
una carezza, il bacio meritato.
(Lara Pagani)
______
NOTE BIOBIBLIOGRAFICHE
Lara Pagani è nata nel 1986 a Lugo (Ravenna), dove vive e lavora. È laureata in lingue e letterature straniere. Suoi inediti sono apparsi su alcune riviste online, tra cui Atelier, Poetarum Silva, Larosainpiu, Limina Mundi, Le Parole di Fedro, Bottega Portosepolto e Di Sesta e di Settima Grandezza.
Giovanni Laera (12 novembre 1980), poeta originario di Noci, vive e lavora a Bari. Dottore di ricerca in Linguistica italiana presso l’Università degli Studi di Torino, è autore di diversi libri e articoli su lessico, onomastica e folklore nei dialetti apulo-baresi. È caporedattore di «Avamposto – rivista di poesia» e collabora con «incroci – semestrale di letteratura e altre scritture». Nel 2019 ha pubblicato con Pietre Vive “Fiore che ssembe”, la sua prima opera poetica. “Maritmie” (Marco Saya Edizioni, 2023) è il suo secondo volume di poesie. Tra le antologie in cui è incluso si segnalano “I cieli della preistoria. Antologia della nuovissima poesia pugliese” (Marco Saya Edizioni, 2022) e “Poesia dialettale oggi. Voci dalla Puglia” (Casa editrice Carabba, 2024). Suoi inediti sono apparsi su riviste, blog e quotidiani.
Commenti
Posta un commento