Notturna
Foto di Sergio Daniele Donati |
Verrà il giorno
del canto dell'assiolo
e ci immergeremo
in nevi,
sciolte dal ricordo;
e rivoli d'oblio
ci solleticheranno il collo.
Sarà il giorno
del sospiro del mughetto
e dell'ironia del ginepro
e dimenticheremo
i nomi delle cose
del mondo.
Ci basteranno
- eccome se basteranno -
profumi senza tempo
e non trarremo più
nevrotiche liste
e combinazioni di lettere
da memorie mendaci.
Sì, rideremo,
liberati dalla parola,
despota seducente.
E ci abbandoneremo
a giochi d'infanzia
con sassi sporchi
di terra nelle mani,
e bocche colorate
da cioccolati fondenti
o dal blu notte del mirtillo.
Allora, in quel giorno,
ci libereremo dal giogo,
dell'imitazione
e entreremo
nel gioco dell'amore,
là, nel bosco
ove ogni narrazione
ha termine felice
e inizia
- così, senza sforzo -
un passo senza meta,
il battito senza etica
d'un cuore che vive.
E ci abbandoneremo
a giochi d'infanzia
con sassi sporchi
di terra nelle mani,
e bocche colorate
da cioccolati fondenti
o dal blu notte del mirtillo.
Allora, in quel giorno,
ci libereremo dal giogo,
dell'imitazione
e entreremo
nel gioco dell'amore,
là, nel bosco
ove ogni narrazione
ha termine felice
e inizia
- così, senza sforzo -
un passo senza meta,
il battito senza etica
d'un cuore che vive.
Perché quel giorno non saremo divisi dal Creato ma saremo nel Creato, insieme a tutto...
RispondiEliminacome in un ciclo perfetto, separazione e unione giocano a rimpiattino dietro alberi millenari
EliminaOgni tanto mi chiedo
RispondiElimina"Come pensiamo prima di imparare a parlare?" Visualizziamo immagini o semplicemente sprigioniamo energia, e chissà quante cose avremmo da dirci allora anche fuori dalle parole. Forse è vero che il linguaggio rimpicciolisce le idee che nella testa ci sembrano sconfinate. Imporre una organizzazione all'intero flusso, stabilire un ordine calibrando sulla grammatica, non è un po' come cercare di traslare una figura complessa avendo a disposizione solo una formina troppo rigida? Eppure io amo le parole, amo leggerle, ascoltarne la voce. Le parole sono un cibo complesso, comunicare vuol dire diffondere pensieri ma anche interpretazioni di pensieri, fraintendimenti a volte, ma pure sensazioni, significati, odori... e allora come conciliare le due strade.
Forse le parole sono astronavi su cui viaggiano i nostri sogni e le nostre emozioni ma anche i sogni e le emozioni di chi le ascolta, si spostano tra una solitudine e l'altra, nutrite dalla passione di chi le ha concepite e trovano il modo di esprimersi attraverso l'empatia di chi le raccoglie. A volte raccontano tutte altre storie, a volte, invece, colmano vuoti, liberano silenzi di pace... in entrambi i casi è una piccola magia.
Questo suo commento è molto profondo davvero e preferisco non aggiungere altre parole alla sua linea se non un profondo ringraziamento.
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