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Visualizzazione dei post da gennaio, 2023

(Redazione) - Lo spazio vuoto tra le lettere - 16 - Sul delicato poetare di Floriana Porta

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di Sergio Daniele Donati Parliamo tutti spesso di delicatezza , e di tale sostantivo facciamo l'icona di una certa poesia; un valore irrinunciabile a cui ispirarsi anche e soprattutto per contrastare le asperità della nostra vita quotidiana.  E a questa esigenza e falso archetipo di un poetare delicato spesso facciamo coincidere i nostri sogni e desideri, quasi che la poesia non avesse più la funzione di svelare anche la crepa, lo strappo e la fessurazione, ma solo di coprire ogni nostra titubanza e inciampo con un linguaggio di sogno.  Ebbene quella è la falsa delicatezza della parola, la trappola che evita di parlare del meccanismo che si rompe, si incaglia e non porta con sé a chi la riceve alcun valore. Poi -  fortunatamente - esistono poeti capaci di far emergere ciò che io chiamo la vera delicatezza , la fragilità e il valore di una parola cosciente tanto del suo limite, quanto delle sue potenzialità.  Una parola delicata non è mai coperta atta a nascondere il vero, è, al con

(Redazione) - Lo spazio vuoto tra le lettere - 16 - Sul delicato poetare di Floriana Porta

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A cura di Sergio Daniele Donati Parliamo tutti spesso di delicatezza , e di tale sostantivo facciamo l'icona di una certa poesia; un valore irrinunciabile a cui ispirarsi anche e soprattutto per contrastare le asperità della nostra vita quotidiana.  E a questa esigenza e falso archetipo di un poetare delicato spesso facciamo coincidere i nostri sogni e desideri, quasi che la poesia non avesse più la funzione di svelare anche la crepa, lo strappo e la fessurazione, ma solo di coprire ogni nostra titubanza e inciampo con un linguaggio di sogno.  Ebbene quella è la falsa delicatezza della parola, la trappola che evita di parlare del meccanismo che si rompe, si incaglia e non porta con sé a chi la riceve alcun valore. Poi -  fortunatamente - esistono poeti capaci di far emergere ciò che io chiamo la vera delicatezza , la fragilità e il valore di una parola cosciente tanto del suo limite, quanto delle sue potenzialità.  Una parola delicata non è mai coperta atta a nascondere il vero, è,

(Redazione) - Lo spazio vuoto tra le lettere - 16 - Sul delicato poetare di Floriana Porta

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A cura di Sergio Daniele Donati Parliamo tutti spesso di delicatezza , e di tale sostantivo facciamo l'icona di una certa poesia; un valore irrinunciabile a cui ispirarsi anche e soprattutto per contrastare le asperità della nostra vita quotidiana.  E a questa esigenza e falso archetipo di un poetare delicato spesso facciamo coincidere i nostri sogni e desideri, quasi che la poesia non avesse più la funzione di svelare anche la crepa, lo strappo e la fessurazione, ma solo di coprire ogni nostra titubanza e inciampo con un linguaggio di sogno.  Ebbene quella è la falsa delicatezza della parola, la trappola che evita di parlare del meccanismo che si rompe, si incaglia e non porta con sé a chi la riceve alcun valore. Poi -  fortunatamente - esistono poeti capaci di far emergere ciò che io chiamo la vera delicatezza , la fragilità e il valore di una parola cosciente tanto del suo limite, quanto delle sue potenzialità.  Una parola delicata non è mai coperta atta a nascondere il vero, è,

(Redazione) - Dissolvenze - 15 - Api

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di Arianna Bonino Digitando Norkutei di Šilalės su Google, non si trova praticamente niente. Fa parte dell’ufficio dei ricordi (quasi) smarriti, Norkutei. Se non fosse stato per Antanas Kmieliauskas, non saprei nemmeno dell'esistenza di Norkutei. Antanas fa il nome di lei in una breve intervista e lo fa per ricordare che nacquero nello stesso anno (il 1932) e che le loro storie, pur non incontrandosi mai, si incrociano e, in qualche modo, si somigliano. Ci sono cose che ­– non si sa bene come e per quale misteriosa via e destino –, ma è chiaro che si parlano, che sono astri di una stessa imperscrutabile costellazione, visibile solo da molto lontano, da molto dopo, e solo da chi guarda il cielo degli eventi con la coda dell’occhio, di sbieco. Antanas viene a sapere che, come lui, anche Norkutei era nata nel 1932 quando inizia a lavorare ad un’opera commissionatagli per commemorarla. Norkutei e Antanas, due lituani nati nel 1932. Non si incontrano, ma sono insieme. Non si toccano, ma

(Redazione) - Dissolvenze - 15 - Api

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A cura di Arianna Bonino Digitando Norkutei di Šilalės su Google, non si trova praticamente niente. Fa parte dell’ufficio dei ricordi (quasi) smarriti, Norkutei. Se non fosse stato per Antanas Kmieliauskas, non saprei nemmeno dell'esistenza di Norkutei. Antanas fa il nome di lei in una breve intervista e lo fa per ricordare che nacquero nello stesso anno (il 1932) e che le loro storie, pur non incontrandosi mai, si incrociano e, in qualche modo, si somigliano. Ci sono cose che ­– non si sa bene come e per quale misteriosa via e destino –, ma è chiaro che si parlano, che sono astri di una stessa imperscrutabile costellazione, visibile solo da molto lontano, da molto dopo, e solo da chi guarda il cielo degli eventi con la coda dell’occhio, di sbieco. Antanas viene a sapere che, come lui, anche Norkutei era nata nel 1932 quando inizia a lavorare ad un’opera commissionatagli per commemorarla. Norkutei e Antanas, due lituani nati nel 1932. Non si incontrano, ma sono insieme. Non si tocc

(Redazione) - Cinque poesie contemporanee sulla Shoah ( a cura di Paola Deplano )

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A cura di Paola Deplano SEI MILIONI  Si crepano maschere d'argilla sui miei volti e lo sguardo si perde su un orizzonte assente; avanzano lenti i passi del silenzio e ardono i fuochi sacri della memoria. In alto sei milioni di voci evanescenti, celate dai fumi della storia, osservano e sostengono una tenacia bambina. Per loro solo canto nenie antiche, canti d'elevazione nella notte senza stelle. Sergio Daniele Donati, Il canto della Moabita, Ensemble Ed. 2021 CORRISPONDENZE #2 Nel corridoio, scarpe fuori stagione in fila prima di collocarle nel ripostiglio. D’improvviso mi riporta l’immagine alla Shoah, magazzini di vestiti e oggetti ammassati, foto, capelli, documenti, tutto consegnato nei lager negli incubi nella cenere. Dopo quel buio senza stelle vennero altre oscurità a inghiottire occhi: triste consapevolezza della terra che seppellì nel silenzio un grido di mani sui fili spinati. Inedito di Davide Zizza CAMMINO PIANO Cammino piano mentre il cielo scuro fuma occhi di p

(Redazione) - Il cinema della Memoria a cura di Stefania Lombardi

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di Stefania Lombardi Ariel Viterbo , la cui testimonianza è contenuta all’interno del libro “Memorie di Lucy Kalika” , scrive, a proposito del citato libro: “ La vera memoria si costruisce con i libri, con libri come questo”. Nel libro, infatti, tutto è raccontato con dovizia di particolari e sembra di vivere le vicende in prima persona con la protagonista. Molti film hanno trattato di Olocausto e di Shoah. Nei film abbiamo diverse licenze narrative e la costruzione è più sul piano emozionale. Si poteva evitare? E se fosse andata diversamente? Alcuni film, modello “ what if” rispondono catarticamente, riscrivendo la storia. Accade così in “ Bastardi senza gloria ” di Tarantino. Con Tarantino dobbiamo immaginare. Come scrissi nel 2009 in un mio blog, immaginiamo una classica trama a intreccio con tre storie parallele che si intersecano e con dei piani meditati dai protagonisti che si sovrappongono tra loro. Si sovrappongono ma i rispettivi piani di tutti quanti conducono a un

(Redazione) - Il cinema della Memoria a cura di Stefania Lombardi

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Ariel Viterbo , la cui testimonianza è contenuta all’interno del libro “Memorie di Lucy Kalika” , scrive, a proposito del citato libro: “ La vera memoria si costruisce con i libri, con libri come questo”. Nel libro, infatti, tutto è raccontato con dovizia di particolari e sembra di vivere le vicende in prima persona con la protagonista. Molti film hanno trattato di Olocausto e di Shoah. Nei film abbiamo diverse licenze narrative e la costruzione è più sul piano emozionale. Si poteva evitare? E se fosse andata diversamente? Alcuni film, modello “ what if” rispondono catarticamente, riscrivendo la storia. Accade così in “ Bastardi senza gloria ” di Tarantino. Con Tarantino dobbiamo immaginare. Come scrissi nel 2009 in un mio blog, immaginiamo una classica trama a intreccio con tre storie parallele che si intersecano e con dei piani meditati dai protagonisti che si sovrappongono tra loro. Si sovrappongono ma i rispettivi piani di tutti quanti conducono a un unico cinema. Immaginiamo di d