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Visualizzazione dei post da maggio, 2023

(Redazione) - Lo spazio vuoto tra le lettere - 20 - su Menù à la carte (Tabula Fati ed., 2022) di Loredana Lorusso - con dialogo finale

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di Sergio Daniele Donati Quella che presentiamo oggi in estratto è una silloge originale e allo stesso tempo felicemente incardinata su canoni classici, ma mai classicheggianti. Loredana LORUSSO , poeta pugliese, descrive la sua raccolta "Menù à la carte" (Tabula Fati ed., 2022) come Canzoniere d'amore   e la sua è una poesia dichiaratamente erotica.  Tralasciando per il momento il richiamo evidente a una scrittura ben incardinata nel passato del termine canzoniere, preme osservare che nei tratti della poeta erotismo è sempre declinazione delicata dell'anima, mai esternazione volgare o richiamo ad una sessualità priva del connotato di ascesa o di abisso che il sentimento amoroso con sé porta.  L'assunto potrebbe apparire banale ma, a parere di chi scrive, purtroppo non lo è affatto nel panorama della poesia erotica contemporanea, ove troppo spesso si assiste a un richiamo, se non alla mera descrizione del corporeo - quasi anatomico e fine a sé stesso - quantomeno

(Redazione) - Lo spazio vuoto tra le lettere - 20 - su Menù à la carte (Tabula Fati ed., 2022) di Loredana Lorusso - con dialogo finale

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A cura di Sergio Daniele Donati Quella che presentiamo oggi in estratto è una silloge originale e allo stesso tempo felicemente incardinata su canoni classici, ma mai classicheggianti. Loredana LORUSSO , poeta pugliese, descrive la sua raccolta "Menù à la carte" (Tabula Fati ed., 2022) come Canzoniere d'amore   e la sua è una poesia dichiaratamente erotica.  Tralasciando per il momento il richiamo evidente a una scrittura ben incardinata nel passato del termine canzoniere, preme osservare che nei tratti della poeta erotismo è sempre declinazione delicata dell'anima, mai esternazione volgare o richiamo ad una sessualità priva del connotato di ascesa o di abisso che il sentimento amoroso con sé porta.  L'assunto potrebbe apparire banale ma, a parere di chi scrive, purtroppo non lo è affatto nel panorama della poesia erotica contemporanea, ove troppo spesso si assiste a un richiamo, se non alla mera descrizione del corporeo - quasi anatomico e fine a sé stesso - qua

Sempre le stesse cose

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(...) poi io parlo sempre delle stesse cose; se non è balbuzie è incaglio, se non è caduta è inciampo  e, dietro ogni silenzio, un canto. Non conosco della parola che il limite gioioso, la corteccia antica  e qualche sudore di resina. Non so dire degli ori o della danza dei lemmi le notti di luna calante; so però quanto pesa un pennino  alla mano stanca e del desiderio tenace e ben poco sublime che finisca l'inchiostro per nulla più dire. ______ Testo - inedito 2023 -  di Sergio Daniele Donati 

Sempre le stesse cose

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(...) poi io parlo sempre delle stesse cose; se non è balbuzie è incaglio, se non è caduta è inciampo  e, dietro ogni silenzio, un canto. Non conosco della parola che il limite gioioso, la corteccia antica  e qualche sudore di resina. Non so dire degli ori o della danza dei lemmi le notti di luna calante; so però quanto pesa un pennino  alla mano stanca e del desiderio tenace e ben poco sublime che finisca l'inchiostro per nulla più dire. ______ Testo - inedito 2023 -  di Sergio Daniele Donati 

(Redazione) - Dissolvenze - 19 - A me gli occhi

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  di Arianna Bonino I Paesi Bassi non avranno forse una cucina memorabile e distintiva (per esempio, il fatto che manchi la cultura degli antipasti è gastronomicamente delittuoso e imperdonabile), ma hanno saputo a loro modo sfornare prelibatezze irrinunciabili in altri campi, quantomeno in quello artistico. Oggi sfogliavo un bel libro di Carlo Ginzburg (1) e mi è caduto l'occhio sull'immagine di copertina, un mirabile pannello realizzato nel 1730 da Evert Collier. Il nome suona inglese perché Evert, nato a Breda nel gennaio del 1642, fu battezzato Colier, salvo poi, quarantenne e trasferitosi a Londra, scegliere di modificare il nome (più volte, a ben vedere), probabilmente per integrarsi maggiormente in quella terra inglese dove trascorse una decina d'anni e dove tornerà definitivamente dopo una breve permanenza in Olanda. Collier studiò ad Harleem, dove fu fortemente influenzato dal lavoro di Vincent Laurensz van der Vinne (di cui peraltro sono sopravvissute poche opere

(Redazione) - Dissolvenze - 19 - A me gli occhi

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  A cura di Arianna Bonino I Paesi Bassi non avranno forse una cucina memorabile e distintiva (per esempio, il fatto che manchi la cultura degli antipasti è gastronomicamente delittuoso e imperdonabile), ma hanno saputo a loro modo sfornare prelibatezze irrinunciabili in altri campi, quantomeno in quello artistico. Oggi sfogliavo un bel libro di Carlo Ginzburg (1) e mi è caduto l'occhio sull'immagine di copertina, un mirabile pannello realizzato nel 1730 da Evert Collier. Il nome suona inglese perché Evert, nato a Breda nel gennaio del 1642, fu battezzato Colier, salvo poi, quarantenne e trasferitosi a Londra, scegliere di modificare il nome (più volte, a ben vedere), probabilmente per integrarsi maggiormente in quella terra inglese dove trascorse una decina d'anni e dove tornerà definitivamente dopo una breve permanenza in Olanda. Collier studiò ad Harleem, dove fu fortemente influenzato dal lavoro di Vincent Laurensz van der Vinne (di cui peraltro sono sopravvissute poch

Oblio - Odisseo a Penelope

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  Disumane, collose parole blu salgono le cortecce del cielo. Tu non sei più là ormai e quasi dimentico il tuo verde nome. Mi scordo il timbro cavo d'una voce barbara. Là, tra le foglie secche e parole sospese, io non ricordo più di dare al mio cuore - danzatore lunare -  respiri di silenzio. E ho una paura nera, non proprio di morire, ma di lasciar segno. Ho paura che scordi piene promesse d'oblio   - nelle notti di luna, falsi poeti dicon d'udir la mia voce, tra refoli di vento. Dimenticami; io sono ormai afono, muto, incapace di scrittura piena. Dimenticami; a nostro figlio dì della morte mia in battaglia. Dimenticami; togli la vita ad Argo perché l'attesa di nero cane - che torni un altro cane - insulta forte la fredda gioia di crudeli dei. _______ Foto e testo - inedito 2023 - di Sergio Daniele Donati

Ça casse (si spezza)

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Constamment cassé, le fémur de la conscience pose son hurlement gris sur la main noire d'une évanescence inattendue ____ Costantemente spezzato, il femore della coscienza posa il suo grigio urlo sulla mano nera di un'inattesa evanescenza _______ Testo, traduzione in italiano e foto di Sergio Daniele Donati 

Le'dor Va'dor (di generazione in genrazione - לדור ודור ) - UN RICORDO CHE STRAZIA

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A mio figlio Gabriel perché sappia  del limite di suo padre. Io li vidi spezzarsi, - i volti stretti rigati da lacrime secche. Ho ascoltato il loro grido; muto, sei milioni di volte. E quella domanda appesa a una risposta inesistente:  perchè? Era la lama nel mio costato. Li vidi, incapace di dar loro sostegno, di dar sostanza al fumo, alla disgregazione dei loro sacri nomi. Li vidi, reso afono io stesso dalla burbera prepotenza di un'assenza, dal più alto dei tradimenti. E ho bisbigliato - sì, ho sussurrato - solo per loro  la legge del cambiamento, il flusso che eterno sostiene le speranze  di chi ha il volto nel fango. (1)  לדור ודור dicevo mentre schegge  di ghiaccio mi bucavano la retina. Di generazione, in generazione, a tredici anni anch'io  prendevo dalla tasca  un sassolino e sussurravo un giuramento già perdente. Avrei trovato le parole per dire del silenzio  della storia, di quella storia. Le sto ancora cercando. e se mi chiedi perché a volte non parlo e il mio sguar

Due poeti allo specchio (Sergio Daniele Donati e Stefania Giammillaro)

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MODESTIE Conto dieci passi  - e dieci al ritorno -  prima di dirmi Uomo.  E anche allora  si ride in cielo della mia pretesa  d'esser già nato.  Allora conto altri dieci passi  - senza ritorno -  prima di non dirmi più. Sergio Daniele Donati - inedito 2023 NUN S'ADDUNA Nun rinesci a cunfunnirimi ca sugnu bedda (sì) Maliditta biddizza ca nun s’adduna ca mi vardi rintra l’uocci e mi capisci mi piacissi cririri ma veni sulu n’ menzu l’anchi a pussidirimi e mancu mi vardi ma mi rici ca sugnu bedda (sì) Maliditta biddizza ca nun s’adduna Vastassi na canzuni di na stidda p’arricriarimi u cori ma ti fa priautu u to silenziu ‘nzivatu ca stavota nenti mi rici mancu ca sugnu bedda (no) Biniditta biddizza ca cancia ‘mmarazzi pa viriognia E s’adduna sì, ri essere 'a cruci ri sta menzogna Traduzione dal siciliano della stessa autrice NON S'ACCORGE Non riesci a confondermi che sono bella (sì) Maledetta bellezza che non se ne accorge che basta guardarmi negli occhi per capirmi mi piac

(Redazione) - Il Maschile - 01 - Il maschile nella poesia femminile. Per una ricognizione

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A cura di David La Mantia Da dove partire? La mia scelta è stata quella di affrontare una analisi psicanalitica, o, ancor meglio, archetipica. Bisogna partire, insomma, da Jung e dai suoi seguaci. E da un assunto, un teorema. Anima come parte femminile e Animus come luogo del maschile. Due facce della stessa medaglia che spesso troviamo fuse insieme. Pensate, per esempio, alla poesia di Bianca Garufi, la poetessa amata da Pavese, dal cui sodalizio artistico nacque anche un esperimento del tutto nuovo per la letteratura italiana. È il romanzo a quattro mani Fuoco Grande , che restò incompiuto, ma uscì comunque nel 1959, nove anni dopo la morte di Pavese. I due autori si erano divisi plot e protagonisti, ciascuno narrandoli dal proprio punto di vista, esaltando, in tal modo, l’aspetto maschile e femminile della storia, alternandosi i capitoli. Nella raccolta che comprende tutti i versi composti tra il 1938 e il 1991, riuniti da Vanni Scheiwiller nel 1992 (e ripubblicati nel 2004) con