Post

Visualizzazione dei post da 2024

(Redazione) - Fisiologia dei significati in poesia - 02 - L’ A-posteriori del significato

Immagine
    Di Giansalvo Pio Fortunato   Si sottolineava, nel precedente articolo, quanto fosse necessaria la presenza di un percorso di uniformità e di resa comunitaria nella denotazione specifica di ogni parola. Denotare una parola , infatti, significa – non a caso si usa questo verbo – significarla , in un processo complessivo: se infatti significare implica l’emergere di un riferito concettuale , denotare ne esplicita l’ individuazione , quindi delibera il riferimento ad un individuo (leggi come quid generico) e ad un individuo che resta costante. Questo implica, chiaramente, che la denotazione ed il significato rappresentano, sommate, l’interezza dell’ontologia della parola. Ogni parola, quindi, ha un suo riferito concettuale, che la rende parola perché ogni parola non può che essere concettuale (vedi come significato – quindi come deittico semantico specifico -) , ed un’alterità, ontologicamente altra, a cui fare riferimento. Questo che cosa significa? Significa che ci troviamo dinan

(Redazione) - Dissolvenze - 32 - Sangue

Immagine
  di Arianna Bonino   “ Sto seduto nel salone di una nave, di fronte ad un tipo strano. Un momento: non sono troppo sicuro che si tratti del salone d'una nave. I mobili, il mare fori dei finestrini me lo fanno pensare, ma potrebbe anche trattarsi di un luogo molto più ordinario. No, è proprio il salone d'una nave, altrimenti non potrebbe esserci questo rullio. Non sono l'amico Mokutaro Kinoshita e perciò non so dire di quanti gradi sia l'inclinazione, ma che si rulli non v'è dubbio. Del resto, basterebbe guardare l'orizzonte che s'alza e s'abbassa fuori dal finestrino. Il cielo è nuvoloso, il mare s'estende a perdita d'occhio nel suo indefinito verdeazzurro, e là dove s'incontra con le nubi cineree fa apparire l'ovale dell'oblò tagliato in archi diversi. Ciò che scorgo laggiù, d'uno stesso colore del cielo, devono essere i gabbiani. Lo strano tipo che mi sta di fronte con potenti lenti sulla punta del naso, appare enormemente ann

Le tre cose che non so se dirti (da non leggere)

Immagine
scrittura dedicata/scrittura delicata Sono tre le cose che non so se dirti, però so che significa quel tuo sguardo verde cristallo sui miei silenzi timidi e impacciati. E so del volo del nibbio, so del velo color sabbia sui nostri volti d’amore nell’ora in cui il cielo si tinse per noi di rosso-speranza-altrui . Abbasso lo sguardo e sussurro il tuo nome a fili d’erba che si piegano. Non so dirti se sia un loro  ossequio alla bellezza del pianto  d’un uomo o adesione al nostro salto triplo in un futuro fin troppo antico Tutto sta ora dentro una promessa fatta guardandoci negli occhi. Era testimone, ricordi, una natura amica e la certezza di un nuovo incontro, liberi dai nostri nomi, davanti uno scaffale di una piccola biblioteca ancora da costruire. Testo- inedito 2024 -  di Sergio Daniele Donati

Nota a margine di una poesia tratta da "Il generale inverno" (Il Convivio editore, 2021) di Gabriella Grasso - di Sergio Daniele Donati

Immagine
  La poeta dice nella sua magnifica poesia Fame di vita ["Il generale inverno" (Il Convivio editore, 2021)] Agguantarla raggiungerla a una passo e restare al di qua scricchiolante il terreno franoso incognito tradimento E invece agguantarla balzare raggiungerla spuria con lo scatto dei nervi afferrare il suo strascico iridescente quasi inutile come coda di una cometa o corda lanciata nel buio di una grotta a molti segreta Mi aggrapperò a questa fame di vita lascerò che mi faccia da guida che apra un valico chiaro un indizio di cordata smarrita Nei tre anni passati dall'uscita di questa splendida raccolta ho tenuto per me riflessioni su questo testo che tornavano, come onde, di lontano, pensieri che si situavano tra una filosofica presa di posizione, solo parzialmente antagonista al testo e un'ammirazione smisurata per ciò che appare essere, molto prima che un bellissimo testo poetico, un assunto etico di grande importanza.  Perché, forse inconsciamente, tutto questo n

Poesie inedite di Anna Segre con "lettera aperta alla poeta" di Sergio Daniele Donati

Immagine
  Cara Anna, lo sai, da sempre seguo i tuoi percorsi di vita e nella parola, poetica, e non.  E so, come tu sai di me, che esiste una visione laterale delle cose che ci accomuna, anche nella diversità dei tratti.  Io spesso mi nascondo dietro la parola, lo  sai e, in quel nascondiglio, mi elevo, per il poco che è concesso al cieco lavorio di un lombrico,   coi suoni e i ricordi che la parola veicola.  Io sono un attraversato , sai anche questo, da voci che in fondo non mi appartengono e più che scrivere trascrivo un antico dettato su un foglio un po' stropicciato. Tu, al contrario, sei talmente legata al  VERO  nei tuoi tratti che a volte per me leggerli è stordimento; quest'assenza totale di nascondimento, questo dire ciò che è, senza nemmeno celarlo in un'iperbole, in un climax, in un escamotage retorico di quelli che tranquillizzano, è per me fonte di ammirata visione. E, allo stesso tempo, non voglio nascondertelo, mi crea un sentimento di piccolezza enorme, questo tuo

Due poeti allo specchio (Valentina Demuro e Sergio Daniele Donati)

Immagine
Valentina Demuro Inedito - 2024 Avremmo dovuto vedere fermi nel silenzio con altre galassie attraversarci il corpo, capire che non c’è orlo tra due quando questi sono stretti oltre il nodo dell’abbraccio. Ora un filo ti raggiunge, travalica le forme del paesaggio, la casa non è casa, la strada non è strada, ogni cosa è trasparenza e mentre il tempo volge indietro imparo molti modi per amarti Da Che i fichi nascano rossi (peQod, 2024)   La mia casa ha radici di mare e molti volti attraversati e aperti come un dolore nudo. Le sedie intorno alla tavola ospitano silenzi discreti c’è odore di candeggina e di niente. Aggrappato al giardino il mandorlo nero, figlio delle tue mani ancora sorride nell’aria frantumata. Occorre amore per sopravvivere all’amore     Sergio Daniele Donati   Inedito - 2024 È un filo di lino tenace dai colori cangianti quello che unisce un'anima a un'assenza afona.    È nell'evanescenza delle forme che percepisco le tue pause, così

Estratto da “Prodigi” (peQuod 2023) di Anna Ruotolo - con nota di lettura di Sergio Daniele Donati

Immagine
  Un vero piacere - e onore - poter pubblicare un estratto dall'opera di Anna Ruotolo " Prodigi " (Pequod ed., 2023). Una raccolta densa e piena di spunti interpretativi possibili, in cui un richiamo a un tu che si può immaginare allo stesso tempo sia impersonale che personale, quasi per paradosso , gioca un gioco centrale.  Le ripetizioni, le anafore, le epanalessi, poi, creano spesso un  effetto di marcatura e sottolineatura , tipico di quelle figure retoriche, ma che nell'abile uso della poeta appaiono anche avere il ruolo di controcanto o, quantomeno di una lontana eco.  «Dopo l’amore dopo l’amore dopo l’amore accontèntati di ritrovare te che giace in te» ad esempio è un esordio di poesia in cui il triplice richiamo all'amore non ha solo la funzione di rimarcare, ma pare essere e creare un gioco di rimandi per il quale al lettore resta un piacevole senso di stupito stordimento.  Pare di trovarsi in una valle e sentire i suoni di ritorno di una scherzosa Eco.