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Visualizzazione dei post da ottobre, 2019

Panim (volti)

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Temo di averli visti tutti, Fedro, i volti di cera rossa che celano al mondo, che pur ti brama, il ghigno che ti muove. Né mi spaura più il tuono del tuo nascondimento tra le foreste fitte del mio pensiero. Non sei più là e io sono altrove, dove dolce dondola l'assenza mia di speranza, infine raggiunta.

Panim (volti)

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Temo di averli visti tutti, Fedro, i volti di cera rossa che celano al mondo, che pur ti brama, il ghigno che ti muove. Né mi spaura più il tuono del tuo nascondimento tra le foreste fitte del mio pensiero. Non sei più là e io sono altrove, dove dolce dondola l'assenza mia di speranza, infine raggiunta.

Panim (volti)

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Temo di averli visti tutti, Fedro, i volti di cera rossa che celano al mondo, che pur ti brama, il ghigno che ti muove. Né mi spaura più il tuono del tuo nascondimento tra le foreste fitte del mio pensiero. Non sei più là e io sono altrove, dove dolce dondola l'assenza mia di speranza, infine raggiunta.

Glenn

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J. S. Bach Variazioni Goldberg BWV 988 Variatio 15 Canone Alla Quinta ( esec. Glenn Gould ) Li lasciamo cadere di tasca, Glenn, i soffi, come note sperse, come lettere sfuse. E più il ritmo si fa lento, più diviene lieve l'appoggio sospeso. Come fiocco di neve, cade calando su un pensiero antico, senza far rumore, il Silenzio che crea. Ci chiniamo ancora e ancora per il peso di una piuma, Glenn. Perché sappiamo quanta intenzione sia necessaria per sostenere una leggerezza arcana. E increato è ancora il velo che possa coprire i miei volti quando il mio sguardo si sperde dietro le nenie antiche che mi diedero vita. E irroro territori inesplorati di lacrime di speranza. E il canto tuo è sottile, come il lino che danza al passo di donna che fu. La lama che ricomposi nelle notti stellate del mio desiderio irriso riposa in un fodero di fili d'argento. E il respiro, Glenn, il respiro che allora persi, agita ora le foglie della quercia sotto la quale ricevetti la mia stessa

Glenn

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J. S. Bach Variazioni Goldberg BWV 988 Variatio 15 Canone Alla Quinta ( esec. Glenn Gould ) Li lasciamo cadere di tasca, Glenn, i soffi, come note sperse, come lettere sfuse. E più il ritmo si fa lento, più diviene lieve l'appoggio sospeso. Come fiocco di neve, cade calando su un pensiero antico, senza far rumore, il Silenzio che crea. Ci chiniamo ancora e ancora per il peso di una piuma, Glenn. Perché sappiamo quanta intenzione sia necessaria per sostenere una leggerezza arcana. E increato è ancora il velo che possa coprire i miei volti quando il mio sguardo si sperde dietro le nenie antiche che mi diedero vita. E irroro territori inesplorati di lacrime di speranza. E il canto tuo è sottile, come il lino che danza al passo di donna che fu. La lama che ricomposi nelle notti stellate del mio desiderio irriso riposa in un fodero di fili d'argento. E il respiro, Glenn, il respiro che allora persi, agita ora le foglie della quercia sotto la quale ricevetti la mia stessa iniziazione

Glenn

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J. S. Bach Variazioni Goldberg BWV 988 Variatio 15 Canone Alla Quinta ( esec. Glenn Gould ) Li lasciamo cadere di tasca, Glenn, i soffi, come note sperse, come lettere sfuse. E più il ritmo si fa lento, più diviene lieve l'appoggio sospeso. Come fiocco di neve, cade calando su un pensiero antico, senza far rumore, il Silenzio che crea. Ci chiniamo ancora e ancora per il peso di una piuma, Glenn. Perché sappiamo quanta intenzione sia necessaria per sostenere una leggerezza arcana. E increato è ancora il velo che possa coprire i miei volti quando il mio sguardo si sperde dietro le nenie antiche che mi diedero vita. E irroro territori inesplorati di lacrime di speranza. E il canto tuo è sottile, come il lino che danza al passo di donna che fu. La lama che ricomposi nelle notti stellate del mio desiderio irriso riposa in un fodero di fili d'argento. E il respiro, Glenn, il respiro che allora persi, agita ora le foglie della quercia sotto la quale ricevetti la mia stessa iniziazione

Il piumone a puntini di Massimo Manduchi

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Pubblicato su concessione di Massimo Manduchi Era una sera di dicembre.  Una di quelle che precedono il Natale, ma già piene di quell'atmosfera che qualcuno ama tanto e che, invece, qualcun altro detesta più di ogni altra cosa. Suonò il campanello di casa.  Era sua moglie con il pacco più grande che lui avesse mai visto. Non era un regalo di Natale, però. Per lei era molto di più di qualsiasi regalo di Natale avesse mai ricevuto. Addirittura più del centrotavola raffigurante due cervi innamorati che sul tavolo del suo salone è in bella mostra da ormai quasi trent'anni. Era il piumone per il letto matrimoniale che era riuscita a ricevere in regalo grazie alla raccolta punti della Conad, grazie al fatto che per più di un anno la sua famiglia si fosse nutrita esclusivamente di prodotti acquistati in quella catena di supermercati e grazie ad un piccolo contributo spese di circa duecento euro. Duecento euro? Lui strabuzzò gli occhi tanto che una pupilla gli cadde i

Il piumone a puntini di Massimo Manduchi

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Pubblicato su concessione di Massimo Manduchi Era una sera di dicembre.  Una di quelle che precedono il Natale, ma già piene di quell'atmosfera che qualcuno ama tanto e che, invece, qualcun altro detesta più di ogni altra cosa. Suonò il campanello di casa.  Era sua moglie con il pacco più grande che lui avesse mai visto. Non era un regalo di Natale, però. Per lei era molto di più di qualsiasi regalo di Natale avesse mai ricevuto. Addirittura più del centrotavola raffigurante due cervi innamorati che sul tavolo del suo salone è in bella mostra da ormai quasi trent'anni. Era il piumone per il letto matrimoniale che era riuscita a ricevere in regalo grazie alla raccolta punti della Conad, grazie al fatto che per più di un anno la sua famiglia si fosse nutrita esclusivamente di prodotti acquistati in quella catena di supermercati e grazie ad un piccolo contributo spese di circa duecento euro. Duecento euro? Lui strabuzzò gli occhi tanto che una pupilla gli cadde in terra. Lei no. L

Il piumone a puntini di Massimo Manduchi

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Pubblicato su concessione di Massimo Manduchi Era una sera di dicembre.  Una di quelle che precedono il Natale, ma già piene di quell'atmosfera che qualcuno ama tanto e che, invece, qualcun altro detesta più di ogni altra cosa. Suonò il campanello di casa.  Era sua moglie con il pacco più grande che lui avesse mai visto. Non era un regalo di Natale, però. Per lei era molto di più di qualsiasi regalo di Natale avesse mai ricevuto. Addirittura più del centrotavola raffigurante due cervi innamorati che sul tavolo del suo salone è in bella mostra da ormai quasi trent'anni. Era il piumone per il letto matrimoniale che era riuscita a ricevere in regalo grazie alla raccolta punti della Conad, grazie al fatto che per più di un anno la sua famiglia si fosse nutrita esclusivamente di prodotti acquistati in quella catena di supermercati e grazie ad un piccolo contributo spese di circa duecento euro. Duecento euro? Lui strabuzzò gli occhi tanto che una pupilla gli cadde in terra. Lei no. L

Tramonto

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Sottili come il filo di lino le mie intuizioni attendono sospese l'éclat du monde per trovare un segno che le possa contenere.

Tramonto

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Sottili come il filo di lino le mie intuizioni attendono sospese l'éclat du monde per trovare un segno che le possa contenere.

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Sottili come il filo di lino le mie intuizioni attendono sospese l'éclat du monde per trovare un segno che le possa contenere.

Surreale 2

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Foto di Brassaï Io la vidi una volta, l'anima di donna in rivolta, il volto che si volta, verso un'ipotesi di futuro, e poi tornare alla calma  ormai da quell'intuizione stravolta. E nel sonno di piombo, ogni notte,  invoco le mie più nascoste alleate, lettere antiche e pianti di daino, perché la mia anima dall'oblio di quel ricordo  venga avvolta

Surreale 2

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Foto di Brassaï Io la vidi una volta, l'anima di donna in rivolta, il volto che si volta, verso un'ipotesi di futuro, e poi tornare alla calma  ormai da quell'intuizione stravolta. E nel sonno di piombo, ogni notte,  invoco le mie più nascoste alleate, lettere antiche e pianti di daino, perché la mia anima dall'oblio di quel ricordo  venga avvolta

Surreale 2

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Foto di Brassaï Io la vidi una volta, l'anima di donna in rivolta, il volto che si volta, verso un'ipotesi di futuro, e poi tornare alla calma  ormai da quell'intuizione stravolta. E nel sonno di piombo, ogni notte,  invoco le mie più nascoste alleate, lettere antiche e pianti di daino, perché la mia anima dall'oblio di quel ricordo  venga avvolta

Io so che tu sai

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Immagine di Mariana Kalavacheva Io so che tu sai. Per questo abbasso lo sguardo verso una terra che  possa accogliere il mio segreto. E, anche se fingi  indifferenza,  io so  che quel segreto  è per te un dolce tesoro. E il gioco tra i nostri silenzi è forse il più antico,  dolce e divinamente umano che si possa concepire.

Io so che tu sai

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Immagine di Mariana Kalavacheva Io so che tu sai. Per questo abbasso lo sguardo verso una terra che  possa accogliere il mio segreto. E, anche se fingi  indifferenza,  io so  che quel segreto  è per te un dolce tesoro. E il gioco tra i nostri silenzi è forse il più antico,  dolce e divinamente umano che si possa concepire.

Io so che tu sai

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Immagine di Mariana Kalavacheva Io so che tu sai. Per questo abbasso lo sguardo verso una terra che  possa accogliere il mio segreto. E, anche se fingi  indifferenza,  io so  che quel segreto  è per te un dolce tesoro. E il gioco tra i nostri silenzi è forse il più antico,  dolce e divinamente umano che si possa concepire.

Sull'adagio per archi di Samuel Barber (op. 11)

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Foto di George Christakis Io, piccolo uomo,  che da quel nostro sogno comune ho ricavato sopravvivenza e alberi e muschi  e mani carezzevoli immaginate sul tuo viso,  ti dico che so, amore mio.  So che tu vai, lontano,  dove i tuoi passi lenti ti conducono.  E so che non c'è spazio, statua di sale,  per il rimpianto nella tua scelta.  E so che il silenzio che ora mi chiedi è una cerniera sigillata con cera lacca, rossa.  Mi volto allora io, che posso,  verso il mio passato di cherubino, ormai senz'ali.  E invoco, col tono rauco di un flauto spezzato,  un gelo eterno sul mio cuore.  Ma resta accesa in me la fiamma che tutto scioglie.  E io, piccolo uomo, la maledico.  Perché il suo fumo sale lento e storto  perdendosi nelle brume dell'evanescenza.  E non c'è spazio, né tempo, né segno che possa coprire il mare placido della mia nostalgia. 

Sull'adagio per archi di Samuel Barber (op. 11)

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Foto di George Christakis Io, piccolo uomo,  che da quel nostro sogno comune ho ricavato sopravvivenza e alberi e muschi  e mani carezzevoli immaginate sul tuo viso,  ti dico che so, amore mio.  So che tu vai, lontano,  dove i tuoi passi lenti ti conducono.  E so che non c'è spazio, statua di sale,  per il rimpianto nella tua scelta.  E so che il silenzio che ora mi chiedi è una cerniera sigillata con cera lacca, rossa.  Mi volto allora io, che posso,  verso il mio passato di cherubino, ormai senz'ali.  E invoco, col tono rauco di un flauto spezzato,  un gelo eterno sul mio cuore.  Ma resta accesa in me la fiamma che tutto scioglie.  E io, piccolo uomo, la maledico.  Perché il suo fumo sale lento e storto  perdendosi nelle brume dell'evanescenza.  E non c'è spazio, né tempo, né segno che possa coprire il mare placido della mia nostalgia. 

Sull'adagio per archi di Samuel Barber (op. 11)

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Foto di George Christakis Io, piccolo uomo,  che da quel nostro sogno comune ho ricavato sopravvivenza e alberi e muschi  e mani carezzevoli immaginate sul tuo viso,  ti dico che so, amore mio.  So che tu vai, lontano,  dove i tuoi passi lenti ti conducono.  E so che non c'è spazio, statua di sale,  per il rimpianto nella tua scelta.  E so che il silenzio che ora mi chiedi è una cerniera sigillata con cera lacca, rossa.  Mi volto allora io, che posso,  verso il mio passato di cherubino, ormai senz'ali.  E invoco, col tono rauco di un flauto spezzato,  un gelo eterno sul mio cuore.  Ma resta accesa in me la fiamma che tutto scioglie.  E io, piccolo uomo, la maledico.  Perché il suo fumo sale lento e storto  perdendosi nelle brume dell'evanescenza.  E non c'è spazio, né tempo, né segno che possa coprire il mare placido della mia nostalgia. 

Potresti appoggiare di Cristina Simoncini

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Foto di Man Ray Pubblicato su concessione di Cristina Simoncini Potresti appoggiare una mano sulla mia testa, contenere l’idea impazzita, il fiotto di rabbia, e lasciare il tuo tempo un momento con me, nel buio improvviso che avanza?

Potresti appoggiare di Cristina Simoncini

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Foto di Man Ray Pubblicato su concessione di Cristina Simoncini Potresti appoggiare una mano sulla mia testa, contenere l’idea impazzita, il fiotto di rabbia, e lasciare il tuo tempo un momento con me, nel buio improvviso che avanza?

Potresti appoggiare di Cristina Simoncini

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Foto di Man Ray Pubblicato su concessione di Cristina Simoncini Potresti appoggiare una mano sulla mia testa, contenere l’idea impazzita, il fiotto di rabbia, e lasciare il tuo tempo un momento con me, nel buio improvviso che avanza?

Per una vite di uva fragola di Maristella Tagliaferro

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Per una vite di uva fragola di Maristella Tagliaferro E’ il sangue della Terra che succhiamo dai tuoi lombi, profuma di fragola, odora di mela. Turgidi al tatto sono i piccoli capezzoli rossi. Ho voglia di tornare là tra le vigne Corvine e la Rondinella color rubino. Catullo ne canta il gusto di lamponi e d’amarena, a gran voce reclama il Vino più amaro e più buono. E’ fra le fronde bionde di Folle Blanche che distillate ci donano l’oro ambrato di Cognac, odoroso d’antiche querce, che accolsi la coppa dell’Amore e le sue parole segrete. Ma è da Cipro, dall’isola spumeggiante di luce e profonda di mistero che mi giungono aromi accecanti, dolci di miele, aspri e acerbi di limone. Mi parlano dell’Oriente, dei profumi d’incenso, dei tessuti morbidi al tatto, delle spezie dell’Asia lontana. Di un tramonto infuocato lungo il padre Nilo e dei ritmi dell’Africa nera. Mevlana compone un Sema viaggiando t

Per una vite di uva fragola di Maristella Tagliaferro

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Per una vite di uva fragola di Maristella Tagliaferro E’ il sangue della Terra che succhiamo dai tuoi lombi, profuma di fragola, odora di mela. Turgidi al tatto sono i piccoli capezzoli rossi. Ho voglia di tornare là tra le vigne Corvine e la Rondinella color rubino. Catullo ne canta il gusto di lamponi e d’amarena, a gran voce reclama il Vino più amaro e più buono. E’ fra le fronde bionde di Folle Blanche che distillate ci donano l’oro ambrato di Cognac, odoroso d’antiche querce, che accolsi la coppa dell’Amore e le sue parole segrete. Ma è da Cipro, dall’isola spumeggiante di luce e profonda di mistero che mi giungono aromi accecanti, dolci di miele, aspri e acerbi di limone. Mi parlano dell’Oriente, dei profumi d’incenso, dei tessuti morbidi al tatto, delle spezie dell’Asia lontana. Di un tramonto infuocato lungo il padre Nilo e dei ritmi dell’Africa nera. Mevlana compone un Sema viaggiando tra le Vigne generose, accarezzate dalle mani… nostre: sono frutto della terra grassa o sabbi

Per una vite di uva fragola di Maristella Tagliaferro

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Per una vite di uva fragola di Maristella Tagliaferro E’ il sangue della Terra che succhiamo dai tuoi lombi, profuma di fragola, odora di mela. Turgidi al tatto sono i piccoli capezzoli rossi. Ho voglia di tornare là tra le vigne Corvine e la Rondinella color rubino. Catullo ne canta il gusto di lamponi e d’amarena, a gran voce reclama il Vino più amaro e più buono. E’ fra le fronde bionde di Folle Blanche che distillate ci donano l’oro ambrato di Cognac, odoroso d’antiche querce, che accolsi la coppa dell’Amore e le sue parole segrete. Ma è da Cipro, dall’isola spumeggiante di luce e profonda di mistero che mi giungono aromi accecanti, dolci di miele, aspri e acerbi di limone. Mi parlano dell’Oriente, dei profumi d’incenso, dei tessuti morbidi al tatto, delle spezie dell’Asia lontana. Di un tramonto infuocato lungo il padre Nilo e dei ritmi dell’Africa nera. Mevlana compone un Sema viaggiando tra le Vigne generose, accarezzate dalle mani… nostre: sono frutto della terra grassa o sabbi

Aria che entra

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E l'aria che entra, e quella che esce, e il cielo stellato, e "la luce bianca,  papà, bianca", e star soli, connessi alla sorgente, per un po'.

Aria che entra

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E l'aria che entra, e quella che esce, e il cielo stellato, e "la luce bianca,  papà, bianca", e star soli, connessi alla sorgente, per un po'.

Azzurre attese - Il segno nella pratica

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Dedicata a mio figlio,  il cui nome mi accompagna dal mattino, al risveglio, fino all'entrata fatata, la sera, nel mondo del sogno. Dedicata, al "maestro bambino" del mio ultimo seminario, e al suo saggio passo delicato nel mondo più sottile che io conosca. Quello della trasformazione. Dedicato alla "bimba madre" che difendo da se stessa e dal mostro che la minaccia. Che i suoi occhi velati di lacrime possano finalmente sorridere ad un cielo stellato.   Dedicata al bimbo che fui e che ancora respira dentro di me. Che possa per sempre trovare pace, sogno e sorriso nel mio stesso abbraccio.  Quattro infanzie, quattro incontri, che hanno fatto che io non fossi più lo stesso di prima. ______________ Viola, come la striatura del cielo prima della notte, figli del mondo, sono le pergamene dell'odio. Imparerete, leggendone i freddi venti, a rifiutarne il fascino e a trasformarne il segno. Rosse, come melograno aperto, figli del vento, sono le pergamene dell'amo

Azzurre attese - Il segno nella pratica

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Dedicata a mio figlio,  il cui nome mi accompagna dal mattino, al risveglio, fino all'entrata fatata, la sera, nel mondo del sogno. Dedicata, al "maestro bambino" del mio ultimo seminario, e al suo saggio passo delicato nel mondo più sottile che io conosca. Quello della trasformazione. Dedicato alla "bimba madre" che difendo da se stessa e dal mostro che la minaccia. Che i suoi occhi velati di lacrime possano finalmente sorridere ad un cielo stellato.   Dedicata al bimbo che fui e che ancora respira dentro di me. Che possa per sempre trovare pace, sogno e sorriso nel mio stesso abbraccio.  Quattro infanzie, quattro incontri, che hanno fatto che io non fossi più lo stesso di prima. ______________ Viola, come la striatura del cielo prima della notte, figli del mondo, sono le pergamene dell'odio. Imparerete, leggendone i freddi venti, a rifiutarne il fascino e a trasformarne il segno. Rosse, come melograno aperto, figli del vento, sono le pergamene dell'amo

Piano Sonata in Re maggiore di Joseph Haydn (Glenn Gould)

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Andante con espressione Ci ho provato, Glenn, ad appoggiare le mie mani sui miei lemmi come fai tu sui tasti del piano che suoni.  Ci ho provato davvero.  Ho persino alzato la mano, in un lungo gesto di sospensione ad ogni pausa prolungata, come se fosse una pausa del pensiero mio, scrivendo poi senza sapere cosa volevo dire.  Ho provato ad inseguire le lettere come fossero fughe barocche, canticchiando, come fai tu, mentre la nera tastiera del mio computer mi osservava come si guarda divertiti un buffo personaggio.  Ho rincorso, ascoltandoti, la scrittura gestuale, istintiva, senza scopo, né significato, in cui i pesi dei polpastrelli sulla tastiera e la postura eretta della schiena hanno più valore di ogni chiasmo, enjambement, metafora, sineddoche.  Cercavo, abbandonando ogni ricerca, una figura retorica diversa.  Una similitudine dell'anima a cui appoggiare i  miei intenti...assenti. Ed ero talmente rapito, Glenn, dal mio scrivere senza senso, che tutti

Piano Sonata in Re maggiore di Joseph Haydn (Glenn Gould)

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Andante con espressione Ci ho provato, Glenn, ad appoggiare le mie mani sui miei lemmi come fai tu sui tasti del piano che suoni.  Ci ho provato davvero.  Ho persino alzato la mano, in un lungo gesto di sospensione ad ogni pausa prolungata, come se fosse una pausa del pensiero mio, scrivendo poi senza sapere cosa volevo dire.  Ho provato ad inseguire le lettere come fossero fughe barocche, canticchiando, come fai tu, mentre la nera tastiera del mio computer mi osservava come si guarda divertiti un buffo personaggio.  Ho rincorso, ascoltandoti, la scrittura gestuale, istintiva, senza scopo, né significato, in cui i pesi dei polpastrelli sulla tastiera e la postura eretta della schiena hanno più valore di ogni chiasmo, enjambement, metafora, sineddoche.  Cercavo, abbandonando ogni ricerca, una figura retorica diversa.  Una similitudine dell'anima a cui appoggiare i  miei intenti...assenti. Ed ero talmente rapito, Glenn, dal mio scrivere senza senso, che tutti gli anni di faticoso ese